Non ci sarà il voto di fiducia. Ed è da questa premessa che parte la corsa di Forza Italia per migliorare la riforma che regola il Consiglio superiore della magistratura. All'indomani del voto in Consiglio dei ministri, Antonio Tajani continua a promettere che in aula il testo proposto dal Guardasigilli Marta Cartabia sarà migliorato. Soprattutto per quanto riguarda il sistema di selezione dei membri del Consiglio. D'altronde è lo stesso Draghi ad aver immaginato questo scenario nel momento in cui ha promesso che sul testo della riforma non sarà posto il voto di fiducia.
La battaglia politica, dunque, inizia ora. Da un lato c'è il Pd che difende quanto proposto dalla Cartabia e dall'altra Forza Italia che guida il malcontento. «Bene il testo base - spiega il coordinatore azzurro -, in Parlamento si correggeranno soltanto le norme che non vanno». E aggiunge: «Basta con le correnti in magistratura contro la quale non vogliamo fare nessuna guerra. Abbiamo contestato solo la politicizzazione di alcune toghe». Secondo il Pd, però, inserire il sorteggio dei togati per il Csm al posto dell'elezione significa stravolgere il senso della riforma al punto da costringere i legislatori a ripartire da zero. Anzi, dicono, si rischia una norma incostituzionale perché il sorteggio cozzerebbe con quanto previsto dall'articolo 104 della Costituzione che prevede che i componenti del Consiglio siano «eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie, e per un terzo dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio». «Il cosiddetto sorteggio temperato da noi proposto per l'elezione della componente togata del Consiglio superiore della magistratura - spiega il deputato Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia - non contrasta con l'articolo 104 della Costituzione perché i candidati vengono sempre e comunque votati dai magistrati. Del resto, la stessa Anm ne è consapevole avendo sottoposto a referendum consultivo tra i suoi iscritti la nostra proposta. Con tutta evidenza una proposta incostituzionale non avrebbe neppure avuto dignità di dibattito. La questione la affronteremo con serenità a partire dalla settimana prossima nel dibattito in commissione».
«I partiti di maggioranza - conclude Tajani - hanno dato un segnale di grande responsabilità. Bene gli emendamenti del governo come testo base poi in Parlamento si correggeranno le cose da correggere, come il sistema elettorale del Csm, perché con esso si devono fermare le correnti interne alla magistratura. La, nostra proposta è come il sistema usato per eleggere Doge a Venezia: si sorteggiano alcuni magistrati, poi si scelgono tra questi. D'altronde la Cartabia ha anche detto che si rimette al Parlamento».
Anche un magistrato di riconosciuto prestigio come l'ex Procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli riconosce che la parte della riforma che riguarda la selezione dei componenti del Consiglio «è timida e barocca».
Del futuro della riforma Cartabia prova a tratteggiare il percorso l'azzurro Maurizio Gasparri. «La riforma della giustizia che si profila è un punto di equilibrio possibile in un contesto con una maggioranza variegata e con sensibilità diverse. Forza Italia ha messo dei paletti ben precisi e ha ottenuto degli impegni chiari da parte del governo. Il resto lo faremo in parlamento. Serve la fine della gestione politicizzata della magistratura.
Alcuni provvedimenti che sono stati definiti vanno in questa direzione. Ma bisogna fare ben di più e lo diremo anche in parlamento. Si dice che c'è una grande maggioranza dei magistrati seri e laboriosi. È tempo che faccia sentire la propria voce».
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