Silvio Berlusconi sfida Luigi Di Maio e a suoi veti risponde con un no ad ogni accordo con il M5s, annunciando che guiderà la delegazione di Forza Italia, con i capigruppo alle Camere Annamaria Bernini e Mariastella Gelmini, che stamattina salirà al Quirinale per le consultazioni con Sergio Mattarella. Perché lui rimane il leader del partito azzurro, partecipe del successo elettorale del centrodestra e non intende fare passi indietro.
Dura 3 ore il vertice a Palazzo Grazioli e il clima è teso. La mossa dei 5Stelle, che tende a staccare la Lega dalla coalizione, ponendo un aut aut tra il Cavaliere e loro, pesa. «Sono io che non voglio parlare con Di Maio- dice Berlusconi-, non mi faccio minacciare e non sosterrò un esecutivo guidato da lui». Nel comunicato finale c'è un messaggio chiaro anche per Matteo Salvini, che lega le trattative di governo alle elezioni regionali di questo mese e alle comunali di giugno: «Il presidente Berlusconi e Fi, dopo la vittoria del centrodestra alle politiche, ribadiscono con forza l'unità della coalizione e l'indisponibilità per qualunque forma di dialogo o ipotesi di governo con chi pone veti inaccettabili in una democrazia». Al leader leghista il Cav ricorda che si andrà insieme al voto per i governatori del Molise il 22 aprile, del Friuli il 29 e il 10 giugno per 786 comuni, di cui 26 capoluoghi di provincia. «Per quanto riguarda le prossime elezioni regionali amministrative - dice la nota- sono state affrontate le principali tematiche per la campagna elettorale in Molise e Friuli ed è stato nominato il senatore Maurizio Gasparri come responsabile per Fi per concordare e coordinare con gli alleati di centrodestra le candidature locali».
La prossima settimana Gasparri, che ringrazia «per la fiducia», dovrebbe prendere il posto dello scomparso Altero Matteoli al tavolo con i rappresentanti di Lega e FdI per selezionare nomi condivisi. Sarà il momento per dimostrare a Di Maio che, contrariamente a quel che dice, la coalizione esiste, a Roma e sul territorio.
Rompere il patto con Berlusconi in questo momento sarebbe per Salvini autolesionistico, per vari motivi. Massimiliano Fedriga, candidato del Carroccio in Friuli sostenuto dall'alleanza è in pole position e può vincere, anche con i voti degli azzurri e di FdI e se una «slavina» del Pd non favorirà i grillini. Per il candidato unitario Donato Toma in Molise la partita è aperta, vista la forza nella regione del M5s, ma anche lui ha le sue chance.
All'incontro nel primo pomeriggio a via del Plebiscito, con Niccolò Ghedini, Gianni Letta, Anna Maria Bernini, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Sestino Giacomoni, Licia Ronzulli e Valentino Valentini, partecipa Antonio Tajani. Berlusconi voleva il presidente dell'Europarlamento con lui al Colle ma, anche per questioni di protocollo legate al suo status di capo di Stato, si è deciso di soprassedere. D'altronde, ieri non si è parlato della riorganizzazione del partito, che dovrebbe essere affidata a Tajani nel ruolo di vicepresidente e la questione è rinviata. «Do una mano al partito ma non andrò al Quirinale», aveva detto in mattinata Tajani a Radio anch'io. Aggiungendo: «Sono certo che Salvini non tradirà il patto con gli elettori. Il tentativo di dividere il centrodestra è ridicolo.
Pensare di scorporare la Lega dal centrodestra per farla diventare subalterna al M5s è un sogno non realizzabile».Il messaggio di Fi lo sintetizza la Gelmini: «Si parte da Salvini, non da Di Maio. Si parte dal nostro programma, dai nostri temi». Si parte uniti, nella speranza che duri.
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