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Franceschini smemorato: dà il Colosseo ai privati ma bocciò l'idea del Cav

Il ministro festeggia il restauro dei Della Valle. Nel 2011 disse: "Mercificazione della cultura"

Franceschini smemorato: dà il Colosseo ai privati ma bocciò l'idea del Cav

«Tod's lo ha fatto prima di Art bonus, senza nemmeno l'incentivo fiscale, quindi è stato veramente un atto di mecenatismo, di liberalità per il proprio Paese». Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, intervenendo alla presentazione del restauro degli ipogei del Colosseo sostenuto dal gruppo guidato da Diego Della Valle ha commentato così la conclusione della seconda fase degli interventi. «Credo che sia caduta la barriera, tardo ideologica assurda, che contrapponeva pubblico e privato», ha continuato aggiungendo che «le due realtà devono collaborare: con Art bonus abbiamo superato i 500 milioni di donazioni in qualche anno, ma non abbiamo visto grandi imprese, e vorrei che l'esempio di Tod's fosse seguito».

Sono frasi di circostanza, ma che in personalità politiche come Dario Franceschini risuonano leggermente ambigue. Prima di spiegare perché occorre ricordare un antefatto. L'investimento del gruppo Tod's per il restauro dell'Anfiteatro Flavio (questo il vero nome del Colosseo) è pari a 25 milioni di euro dei quali circa 5 milioni sono stati dedicati agli ipogei disvelati ieri. La convenzione che ha reso possibile per la prima volta l'intervento dei privati nella conservazione di un bene pubblico è stata siglata dal governo Berlusconi all'inizio del 2011.

Dieci anni fa Franceschini, come oggi, era un esponente di punta del Pd e ne era capogruppo alla Camera, ma in quella precisa fase storica le sue valutazioni erano opposte. Da buon ex democristiano evitò però di esporsi delegando il responsabile culturale del Nazareno, Matteo Orfini (oggi deputato) alla polemica quotidiana nei confronti dell'operazione di sponsorizzazione in favore del ruolo pubblico, esprimendo «perplessità sull'uso forzato di una procedura d'urgenza». Seguirono mesi di denunce, ricorsi e intemerate sul rischio di «mercificazione della cultura».

Matteo Salvini non se n'è dimenticato. «Grazie all'aiuto di Diego Della Valle e a una scelta del governo Berlusconi del 2011, il Colosseo torna a nuova vita per il G20 della Cultura. Per fortuna 10 anni fa non ascoltarono Pd e Franceschini, che bocciarono l'intervento: fosse per loro, nulla sarebbe successo», ha commentato Matteo Salvini. E così pure Maurizo Gasparri, senatore di Forza Italia e commissario romano del partito: «La sinistra ieri criticava il restauro del Colosseo voluto dal governo Berlusconi. Ormai non ci stupiamo più». Anche Francesco Giro, senatore azzurro ed ex sottosegretario ai Beni culturali al tempo della firma. «Il ministro Franceschini dovrebbe ricordarlo e ringraziare Silvio Berlusconi, ma puntualmente non lo fa. Non lo ha fatto in occasione della presentazione dei lavori di restauro nelle sue fasi precedenti (anche nel 2016 l'esponente piddino era al Mibac con Matteo Renzi; ndr), e non lo fa oggi con i nuovi ipogei».

Diego Della Valle, presidente e ad di Tod's, guarda invece oltre, alle possibilità offerte dal Recovery Plan.

«Voglio dire al mio mondo, il mondo delle imprese, spesso grandi, di successo, forti, che oggi dobbiamo prendere atto che non possiamo più dire che cosa farà il governo per noi, che cosa faranno gli altri per noi, ma dobbiamo dire cosa faremo noi per altri, e gli altri sono le persone che hanno bisogno di essere aiutate, non dimentichiamo il mondo di giovani», ha chiosato.

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