Francesco scrive a Ratzinger. "Piena fiducia e sostegno"

I giornali tedeschi: "Sconcertante, lontano dai fedeli". Il teologo: "Benedetto XVI bersaglio dei contestatori"

Francesco scrive a Ratzinger. "Piena fiducia e sostegno"

Le scuse e la richiesta di perdono non sono bastate. Gli attacchi a Benedetto XVI non si placano, soprattutto da chi lo accusa di aver mentito, di non esser stato sincero nella lettera, resa nota qualche giorno fa, in cui il 94enne Papa emerito commenta il dossier sugli abusi nella diocesi di Monaco e Frisinga (quasi 500 casi in 74 anni). Ratzinger chiede scusa ma respinge le accuse di negligenza in quattro episodi, quando era lui a guidare l'arcidiocesi tedesca, alla fine degli anni Settanta, fino al 1982.

Dolcezza e fermezza nella lunga lettera affidata al suo segretario particolare, monsignor Georg Gänswein, ma le parole di Benedetto non vanno giù a chi si aspettava delle scuse circostanziate. Soprattutto i giornali tedeschi, i più feroci nei confronti dell'ex custode della fede, che parlano di «lettera sconcertante perché viene da un altro mondo, da un universo parallelo, che poco ha a che fare con i fedeli e molto con le vecchie strutture di potere», come scrive la Sueddeutsche Zeitung, il giornale di Monaco e uno dei più importanti in Germania, e di un Papa emerito che «non ricorda i peccati», come afferma la Bild. Di tutt'altra idea Papa Francesco, che ieri mattina all'udienza generale del mercoledì, ha lodato, al contrario, la lucidità di Ratzinger che nella sua missiva-testamento spirituale parla di se stesso giunto ormai davanti alla porta oscura della morte. «Stiamo vivendo un periodo di contestazioni all'interno della Chiesa», commenta a il Giornale monsignor Bruno Forte, teologo di fama internazionale e arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto. «Benedetto XVI ne diventa il centro, il bersaglio perfetto di questi movimenti contestatori. C'è un grande desiderio di trasformazione che però non ha alcun fondamento biblico: Benedetto viene trasformato dunque in un capro espiatorio per chi vorrebbe mettere in atto queste trasformazioni», dice.

In effetti la stampa tedesca, così come la maggioranza dell'episcopato di quelle diocesi, non ha mai accetto le posizioni di Joseph Ratzinger, considerato ortodosso a fronte di una Chiesa locale che si muove invece su un terreno decisamente progressista. Non a caso più di un diplomatico della Santa Sede che ha frequentato per anni la Germania ricorda che «da quelle parti tendono a essere molto protestanti. E qui sta il paradosso: il protestantesimo non ha praticamente più sostanza mentre il cattolicesimo tedesco sta diventando protestante».

In difesa di Benedetto XVI, oltre a Bergoglio, che ha manifestato personalmente al Papa emerito «fiducia, appoggio e preghiera», come raccontato dallo stesso Ratzinger nella lettera, si sono espressi pubblicamente cardinali e vescovi, primo fra tutti il cardinale Sean Patrick O'Malley, alla guida della Chiesa di Boston e presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori che, lodando «l'onestà» del Papa emerito, in una dichiarazione ha sottolineato quanto «la lettera di Benedetto» sia «uno stimolo a fare meglio contro gli abusi», avendo fornito, «un'intima descrizione del dramma della sua coscienza modellata da una vita di servizio a Dio e al suo popolo. Il male sofferto dalle vittime di abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti e religiosi e la sua gestione di tali abusi pesa giustamente e necessariamente sulla coscienza».

Sulla stessa linea monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che in un'intervista a Tv2000,

la televisione della CEI, ha tenuto a sottolineare che «Benedetto XVI è stato il primo tra i papi a denunciare questo terribile male. La sua lettera è nobilissima, una lettera di un grande anziano e di un grande credente».

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