Francesco De Remigis
Sette candidati alle primarie per la destra francese, ma la consultazione interna si sta trasformando in un voto collettivo che vede impegnati anche i militanti socialisti. «Non c'è ragione di far scegliere la destra da sola», spiega Nathalie, elettrice Ps a Le Parisien. «Sfortunatamente, la sinistra ha tutte le possibilità di essere eliminata al primo turno delle presidenziali, perciò è logico partecipare all'indicazione di colui che molto probabilmente sarà il presidente di tutti i francesi».
Stando ai sondaggi, l'avversario che a maggio dovrà battere Marine Le Pen sarà un gollista. I socialisti ne sono consapevoli e vogliono già scegliere: tra il 61enne Nicolas Sarkozy, Alain Juppé, che ha dieci anni di più, l'ex premier François Fillon, Bruno Le Maire, Nathalie Kosciusko-Morizet, Jean-François Copé e Jean-Frédéric Poisson. Candidati che ora devono convincere una platea più ampia per vincere le primarie del 20 e 27 novembre e garantirsi quasi l'Eliseo. A sinistra è scattato subito un riflesso anti-Sarkozy: «Pur di non vedere eletto Sarkozy, sono disposto a pagare 2 euro», dicono in tanti. Parlano di un «Juppé più moderato». Si dicono pronti a votare l'ex ministro degli Esteri entrando nella casa dei Républicans. «L'idea che un elettore di sinistra venga a votare non è credibile», spiega però Thierry Solère, l'organizzatore delle primarie, «al massimo sarà marginale».
Non sarà facile vedere in massa i socialisti firmare un documento obbligatorio per la consultazione in cui si afferma la condivisione «dei valori della destra e del centro». Ma l'immagine del Ps è sbiadita. Il governo allo sbando e privo di idee. I militanti Ps pensano invece al futuro facendo eco anche via social network al provocatorio appello reso da François Fillon appena due giorni fa in uno dei suoi meeting: «Per scegliere il suo avversario, François Hollande non ha che da venire in incognito, in scooter, a votare alle primarie della destra e del centro!». Il perfido Fillon ha rinverdito lo scandalo del quinquennato quello in cui Hollande si lasciò fotografare mentre raggiungeva su due ruote l'attrice Julie Gayet e in un colpo solo ha lasciato che l'idea del voto anti-Sarkozy trapelasse, cercando di indebolire l'avversario interno. Pur dietro Juppé nei sondaggi, Sarko infatti resta il candidato più accreditato per l'Eliseo.
Se così non fosse, come si augurano tutti i socialisti che andranno alle urne, Hollande potrebbe essere smentito per l'ennesima volta: «Il match di ritorno è una tradizione francese, funziona così», tuonava il presidente appena due anni fa. Chi gli faceva notare la sua discesa nei sondaggi veniva zittito. E su un ipotetico abbandono di campo nel 2017, rispondeva convinto che la sfida sarebbe stata di nuovo Hollande-Sarkozy. Di quelle confidenze fatte a Lci resta poco. La storia è cambiata: lui già dimenticato dai suoi stessi supporter e Le Pen che vola nei sondaggi. Sarkozy ne è consapevole, tanto che nelle 230 pagine del suo libro-programma uscito ad agosto non cita Hollande neppure una volta. A votare contro di lui alle primarie andrà perfino una simpatizzante della sinistra-sinistra di Mélanchon: «Tutto eccetto Sarkozy», dice una hostess di Air France, pronta a giurare che la metà dei suoi colleghi farà lo stesso.
«Mi auguro che non torni al potere, da quando è in campagna elettorale sembra Trump, sugli immigrati, l'islam e ora sul clima», dice a Le Parisien Pascal, imprenditore. A non volerlo, per ora, sono i socialisti. Alcuni gli preferiscono l'ex ministra ecologista Kosciusko-Morizet. Altri ricordano che Valls alle primarie Ps doveva essere votato in massa dalla destra, e così non fu.
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