Cultura e Spettacoli

Francia, fango sul re dei filosofi. "Foucault stupratore di minori"

Sorman, collega del grande saggista: "Fu in Tunisia negli anni '60. Sbagliai a non denunciarlo, i media tacquero"

Francia, fango sul re dei filosofi. "Foucault stupratore di minori"

Dispute sulle violenze sessuali in ambito accademico, in Francia sono trending topic da giorni. In tv, sui social, nei partiti. Ciononostante, la recente accusa di pedofilia rivolta al re dei filosofi francesi è stata accuratamente evitata, scrive il settimanale francese Valeurs Actuelles. Perché aprirebbe un vaso di Pandora, ed equivarrebbe a mettere in piedi un processo alle élites del '68. Il tema sollevato da un illustre collega di Michel Foucault, Guy Sorman, sembra infatti non aver diritto di cittadinanza Oltralpe, nonostante una legge sulla pedofilia in discussione nelle due rami del Parlamento. I giornali francesi sviano, glissano o soprassiedono sull'emergere del passato del filosofo. Trova invece spazio Oltremanica, dove il Sunday Times ieri ha sfoderato una firma inattaccabile, per storia e competenze, per raccontare il non-detto sulle attitudini di Foucault: è stato un intellò-pedofilo. E certo non il solo dell'epoca. Scrive Matthew Campbell, quel che in Francia si tace: «Ha abusato di ragazzini in Tunisia». Nel mirino del giornale britannico c'è il cosiddetto Sessantotto dei pedofili in polo e dolcevita, esponenti del progressismo francese già sfruculiati in passato dal tedesco Der Spiegel ed ora presi di mira dalla Perfida Albione.

Più che un regolamento di conti, un dovere di verità. Campbell cita Sorman, il quale rimprovera a «Re-Foucault» una sorta di colonialismo sessuale, e a se stesso di non averlo sputtanato per tempo: «Faceva sesso con ragazzini in Tunisia, ho sbagliato a non denunciarlo all'epoca. I media parigini sapevano, ma non scrissero nulla». Un j'accuse su cui l'intellighenzia d'Oltralpe tace, per non indagare su passaggi scottanti che riguardano anche altri.

L'élite della Ville Lumière è già sotto choc per le rivelazioni di Camille Kouchner, oggi 46 anni: il suo patrigno Olivier Duhamel, intellettuale 70enne, eurodeputato socialista dal '97 al 2004 e presidente della prestigiosa Fondation nationale des sciences politiques, avrebbe abusato del gemello di Camille quando loro avevano dai 13 ai 14 anni. Ora la bufera-Foucault.

Sorman, 77 anni, racconta d'aver fatto visita al collega in una vacanza di Pasqua nel villaggio di Sidi Bou Saïd, vicino Tunisi, dove Foucault era di casa nel '69. I bambini gli «correvano dietro dicendo prendi me, prendi me. Avevano 8, 9, 10 anni, lui lanciava loro dei soldi e diceva vediamoci alle dieci di sera al solito posto». Il cimitero locale: «Faceva l'amore lì, sulle lapidi, con i ragazzini. La questione del consenso non fu mai nemmeno sollevata».

Sorman afferma che il «re» non avrebbe avuto il coraggio di farlo in Francia, paragonandolo a Paul Gauguin, il quale dipingeva a Tahiti donne giovanissime con cui aveva rapporti, o ad Andre Gide, il romanziere che predava ragazzini in Africa. Professore dal '70 al 2000 a Sciences-Po (economia e filosofia politica), Sorman si rammarica dei suoi silenzi di fronte ad atti «ignobili» e «moralmente riprovevoli». Ma oggi come ieri è solo: i media francesi sapevano. «C'erano giornalisti in quel viaggio, testimoni ma nessuno ne ha scritto». Perché?

«Foucault era il re dei filosofi, il nostro dio in Francia». Dolcevita, testa calva e occhiali, figlio di un chirurgo, è stato uno dei primi intellettuali-star del XX secolo, noto anche per aver firmato nel '77 una petizione per legalizzare il sesso con i 13enni. Morto nel 1984 a 57 anni, la sua biografia The Passion of Michel Foucault di James Miller (1993) descriveva già il suo interesse per indirizzi sadomaso in America. Al culmine della fama, diventato apertamente «omo», parlava di «possibili relazioni polimorfe, variegate, individualmente modulate». È morto di Aids, ma nelle sue «bio» nessuno menziona mai le sue abitudini sessuali in Tunisia.

Coperte dagli stessi intellò, che ieri lo veneravano e oggi difendono se stessi e il mito sessantottino da cui sono sbocciati.

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