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Francia, "fatwa" sul prof. Chiusa una moschea: "Ha diffuso video d'odio"

Governo contro il luogo di culto a Nord di Parigi. Indagini su 80 simpatizzanti social

Francia, "fatwa" sul prof. Chiusa una moschea: "Ha diffuso video d'odio"

Si è trattato di una «fatwa». Una sentenza di morte mascherata da denuncia di inadeguatezza professionale. È il ministro dell'Interno Gérald Darmanin a giudicare tale l'onda di odio lanciata contro Samuel Paty, il professore decapitato venerdì da un 18enne musulmano.

Non un caso, né l'opera di uno squilibrato. Ma un'operazione che passa dai social e sbarca nella vita reale, con un coltello da 34 centimetri e una testa che rotola a terra; anche, si scopre, a causa di 4 studenti minorenni della scuola, i quali avrebbero ricevuto soldi dal killer per indicargli il prof.

Fermati anch'essi ieri, portano a 15 gli arresti. Avviate anche 80 indagini a carico di persone fisiche: quelle che, sui social, si sono mostrate in sinergia con il terrorista e con l'esecuzione che ha sconvolto anche la stampa: «Dopo le lacrime e gli hashtag, cosa faremo?», si chiede Le Figaro.

«Decine di perquisizioni» nei domicili di predicatori, moschee e centri islamici, ha risposto ieri il governo. «Ho chiesto al prefetto di Seine Saint Denis di chiudere la moschea Pantin», ha detto il ministro Darmanin. La moschea aveva condiviso un video di denuncia delle lezioni di libertà di espressione sulle vignette di Maometto del professor Samuel Paty. Un meccanismo associativo cancerogeno: in cui rientrano, per esempio, l'Ong BarakaCity o il Collettivo contro l'islamofobia in Francia (Ccif). «Un'associazione - dice il ministro di quest'ultima - in tutta evidenza coinvolta (nel caso, ndr), poiché il genitore che ha lanciato la fatwa contro il professore vi fa chiaramente riferimento».

In certi casi sono infatti le associazioni a mettere nel mirino i privati cittadini. Oltre ad alimentare il risentimento verso la laicità della République con proclami contro l'islamofobia di Stato. «L'islam politico unisce le forze con l'islam radicale per portare infine al terrorismo, dobbiamo combatterlo con la stessa forza», annuncia dunque Darmanin. Si fa largo anche l'idea di stravolgere leggi francesi troppo permissive: Marine Le Pen vuole una «legislazione di guerra» contro il terrorismo. E chiede una commissione d'inchiesta per capire se, e in che termini, il 47enne Paty possa essere stato «abbandonato» dai superiori. Soprattutto invita a «comprendere i fallimenti amministrativi che hanno permesso l'ammissione in Francia dell'assassino e della sua famiglia». Il killer è un rifugiato di origine cecena.

Il terrorista aveva pure contattato su Facebook sia il padre della studentessa che si era lamentata dell'insegnante, autore del primo video-bersaglio, sia Abdelhakim Sefrioui, il predicatore che ha accompagnato il genitore dalla preside per condannare la lezione in cui Paty mostrava le vignette di Charlie.

Bisognerà vedere se la macchina funziona: se cioè lo Stato è in grado di far fronte a un'islamizzazione della Francia che vede protagonisti predicatori d'odio non solo in rete (pur centrale nell'inchiesta) ma avvocati, accademici, imprese e attivisti, dalle pretese considerate non più tollerabili come la cacciata di un prof per presunta islamofobia.

In totale 51 sigle islamiche da controllare a stretto giro. Strutture, sedi, pc, archivi e librerie. L'operazione di bonifica della République è scattata dopo un consiglio di Difesa in cui Emmanuel Macron ha chiesto una prova di forza: «I terroristi non dormiranno tranquilli», è la minaccia presidenziale. Per l'Eliseo è stato inaccettabile che un imam noto da anni ai Servizi, pericoloso, sia entrato in una scuola per criticare le scelte di chi stava semplicemente portando avanti il programma di educazione civica; e che poi abbia vomitato su Facebook la sua visione intollerante, senza conseguenze.

La Marsigliese contro l'odio islamista? Insufficiente. I cartelli Je suis prof? Scenografici e solidali. Lo Stato prova a reagire. Si cerca in rete chi inneggia al killer musulmano e non al prof (di cui si fa anzi circolare la testa mozzata in chat criptate). E si punta a sciogliere per decreto del Consiglio dei ministri le sigle che il governo riterrà (dopo lo screening) pericolose per l'ordine pubblico. Alt. L'associazione può presentare ricorso amministrativo. Speriamo che il gioco dell'oca dell'islam non riprenda mai il via.

O che il governo davvero cambi le regole.

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