Dieci anni dopo gli attentati del 13 novembre 2015, il cosiddetto "effetto Chernobyl" legato al dramma di quella notte persiste tra i sopravvissuti di Parigi e Saint-Denis. Sintomi del disturbo da stress post-traumatico e disagi psicologici: sensazione di morte imminente, iper-vigilanza, incubi, immagini intrusive e flashback dell'assalto jihadista. Vittime dirette e testimoni ascoltati da France Inter. Due terzi delle persone colpite dal terrore del Bataclan rimaste in vita hanno cercato aiuto per la salute mentale l'anno successivo all'attentato, ma superare l'incubo si rivela ancora arduo. E si fa i conti anche con chi, nonostante sia riuscito a fuggire da quella notte, è morto nel frattempo per ragioni legate al trauma. Altre due vittime si sono infatti aggiunte alle 130 incise sulle targhe commemorative, che domani vedranno sfilare autorità e cittadini nei luoghi simbolo; nella settimana del ricordo iniziata domenica con la 15km di "Corsa della Libertà" nell'area del primo assalto, lo Stade de France.
Mentre politici di ogni schieramento, e perfino il procuratore di Parigi dell'epoca, François Molins, si trincerano oggi dietro un mantra che mette al riparo da accuse di mancata prevenzione o d'aver messo in campo misure inefficaci a fronte di azioni più circoscritte che pure continuano a segnare la Francia, derubricate a terrorismo o meno, resta aperta la ferita del 2015. "È una miccia a combustione lenta", conferma l'avvocato Jean Reinhar, che ha coniato la metafora della catastrofe nucleare durante il processo del 2021. Legale di parte civile, spiegava allora come i sopravvissuti siano stati "irradiati dalla brutalità". Per lo psichiatra Thierry Baubet, che ha curato numerose vittime all'ospedale Avicenne (Seine-Saint-Denis), quell'evento è una "bomba a orologeria". Riaffiora e miete decessi anche a distanza di anni. E pure alcuni parenti delle vittime sono morti: di dolore o hanno sviluppato gravi patologie.
Tra i superstiti c'è chi affida i sentimenti ai fumetti, come Sophie Parra, autrice della graphic novel intitolata Après le 13-Novembre. Colpita da due colpi alla gamba al Bataclan, si è trasferita a Lione per sfuggire a quei ricordi parigini, ma il tempo non ha cancellato le cicatrici, il caso, gli spari dei mitra: "Sono 10 anni che ho paura quando vado al cinema, sono iper-vigile per strada, evito di sedermi sui tavolini all'aperto e cerco di mettermi vicino all'uscita di emergenza nei ristoranti, è estenuante". Alcuni testimoniano, altri denunciano. Marianne Mazas è la vedova del fumettista Fred Dewilde, che si è tolto la vita a 57 anni il 5 maggio 2024. Era sopravvissuto al Bataclan e aveva iniziato un programma di supporto per curare "ferite silenziose e invisibili". I suoi romanzi a vignette, uno dei quali Dessiner l'effroi (Disegnare il Terrore) ripubblicato per il decimo anniversario, hanno contribuito a contenere lo stress post-traumatico. Ma non l'hanno sanato. Guillaume Valette si è invece tolto la vita il 19 novembre 2017. Aveva 31 anni, era riuscito a fuggire dal Bataclan dopo essere rimasto intrappolato. Per i genitori, i tremori che lo avevano colto in quei frangenti si sono ripresentati; simili a quelli dei "soldati della Prima Guerra Mondiale quando uscivano dalle trincee". Non ha ricevuto cure adeguate, denuncia la famiglia, descrivendo la lenta "discesa agli inferi" di un giovane a cui il medico aveva prescritto l'Euphytose, rimedio a base di erbe, per i problemi di sonno. Quando passò agli antidepressivi "era tardi", secondo i genitori, che citano la sua lettera d'addio: "Sono troppo giovane per morire, ma il mio corpo non ce la fa più". È stata intentata una causa civile contro la clinica in cui era stato curato. Rabbia, dolore, speranza e un'allerta che non cessa: dal 2015, in Francia sono stati 76 gli attentati sventati; 91 dal 2012, ha spiegato il ministro Nuñez, che ha chiesto ai prefetti di rafforzare la vigilanza nelle sale da concerto e nei teatri, oltreché nei luoghi sensibili. Ma "il rischio zero non esiste" è la constatazione che accomuna tanto il capo dello Stato Macron quanto il presidente lepenista del Rn Jordan Bardella e altri leader.
Frase per ogni evento, pronunciata dopo gli attentati islamisti; dopo il furto al Louvre; perfino da Deschamps, allenatore dei Bleus, dopo le polemiche del Psg seguite all'infortunio di Dembélé nella partita della Nazionale contro l'Ucraina lo scorso settembre. Domani sera, con allerta massima, il match di ritorno: al Parco dei Principi.