La Francia si scopre di nuovo furbetta e vuol scaricare i disperati all'Inghilterra

Dietrofront di Parigi: durissima per gli ingressi, tollerante sulle uscite

La Francia si scopre di nuovo furbetta e vuol scaricare i disperati all'Inghilterra

Ricordate l'ondata di migranti che scavalcava il confine di Ventimiglia, diretta verso la Francia? I controlli della polizia francese sulle rotaie delle ferrovie, gli stop dei treni e i manganelli della gendarmerie che accompagnava gruppi di dieci, dodici persone, a volte anche una soltanto al confine italiano, consegnando chi si considerava clandestino alle autorità italiane? Bene, il motivetto è lo stesso: i migranti ci sono e bisogna accoglierli, indentificarli, gestirli. Ma la musica in Francia è cambiata. Per la destra francese non devono più restare nel Paese dove si trovano, dove cioè vengono individuati o dove vivono da tempo in clandestinità. Nel caso dei migliaia di profughi che stazionano a Calais, a nord della Francia, si rimette in discussione la loro identificazione, di competenza francese, che la destra gollista vorrebbe invece far attuare in Inghilterra.

È la linea di Nicolas Sarkozy in piena campagna elettorale, ma perfino del moderato Alain Juppé, favorito nei sondaggi alle primarie della destra per le elezioni presidenziali 2017: «Logica vuole che i controlli si facciano in Inghilterra», ribadisce da giorni Juppé (LR). A Calais dopo lo sgombero parziale della cosiddetta «jungla», dove vivono migliaia di migranti, il presidente francese François Hollande aveva annunciato «conseguenze» sui controlli alla frontiera della Manica, se la Brexit avesse vinto. Poi il ministro degli Esteri Ayrault disse che il confine sarebbe rimasto sulla sponda francese. Anne Hidalgo, sindaco socialista di Parigi, annuncia che il primo campo profughi parigino aprirà entro settembre e parla di un secondo centro di accoglienza. Intanto si continua ad evacuare «insediamenti insalubri» a nord di Parigi. Solo a luglio, oltre 2.500 migranti espulsi: molti in Italia via bus da Ventimiglia perché identificati sulle coste italiane.

La questione è complessa, e Sarkozy gioca su questa complessità per tornare in partita nei sondaggi, confondendo le acque e dimenticando chi fu il padre di quell'accordo che nel 2003 posizionò il confine della Manica proprio a Calais, dove la Francia (per la stessa ragione per cui si chiede all'Italia che i migranti sbarcati nel Belpaese siano gestiti dagli italiani) dovrebbe identificare i migranti su suolo francese. La questione Calais è regolata dagli accordi di Le Touquet con cui Parigi (per firma dello stesso Sarkozy) accettò di svolgere i controlli doganali in cooperazione con la polizia britannica, ma sulla sponda francese della Manica. Londra accolse un migliaio di richiedenti asilo, ottenendo di spostare i controlli in territorio francese. Con una media giornaliera di quasi duecento migranti che si insediano nel sobborgo di Calais, cresce a destra (e tra i malpancisti della gauche) la volontà di rinegoziare quell'accordo.

Xavier Bertrandt, presidente della Regione Nord-Pas-de-Calais-Piccardia, lo aveva fatto già dopo voto britannico pro Brexit. Sarkozy va oltre: «Gli inglesi facciano il lavoro che gli spetta», ha detto invitando ad aprire un centro di accoglienza per le richieste di asilo in Inghilterra. Circa 6.900 persone secondo la prefettura vogliono raggiungere l'Inghilterra da Calais. Al momento tutte in attesa di sistemazione nella zona nord, essendo completamente evacuata la zona sud della «jungla» da marzo.

Le organizzazioni umanitarie parlano di 9.200 persone. Sarkozy dimentica cosa chiese all'Italia quando minacciò di sospendere Schengen nel 2012. E quando, dopo la più recente crisi dello scorso anno, sulla Ventimiglia-Mentone, di fatto Hollande lo fece.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica