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Francia, il vero malato d'Europa

Dialogare per trovare un compromesso, come chiede la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo? Oppure tirare dritto per la propria strada, escludendo un dietrofront, come promette il presidente Emmanuel Macron?

Francia, il vero malato d'Europa

Dialogare per trovare un compromesso, come chiede la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo? Oppure tirare dritto per la propria strada, escludendo un dietrofront, come promette il presidente Emmanuel Macron? La Francia è a un bivio, e forse anche l'intera Europa dopo le violenze di Parigi. La protesta spontanea, apartitica, apolitica e trasversale dei gilet gialli si è trasformata in una sfida alla Repubblica, ai suoi simboli, a un potere costituito a cui i manifestanti sembrano voler ricordare che la Rivoluzione è dietro l'angolo o forse è di nuovo qui. L'escalation è senza precedenti, come la definisce il premier Philippe. Nemmeno ai tempi della «Loi Travail» di Hollande, quando la Francia venne messa a ferro e fuoco, furono presi di mira l'Arco di Trionfo e la tomba del milite ignoto, né si era arrivati al salto di qualità di un palazzo preso d'assalto e incendiato, di agenti del corpo di polizia antisommossa accerchiati e costretti a fuggire, mentre per le strade sventola il Tricolore. Sostenuta dal 53% dei francesi, oltre a un 31% che «comprende» la protesta (sondaggio per Libération), la lotta dei gilet gialli è appoggiata dal 60% dei simpatizzanti di sinistra, dal 57% di quelli di destra e dall'80% dell'estrema destra. E ha superato ormai il confine della rabbia per l'aumento del prezzo del carburante, che non è più in cima alle preoccupazioni dei francesi. Ad angosciare di più «è il sentimento che le persone che dirigono la Francia non ci rappresentano, non ci ascoltano», sensazione che sale al 63% tra i diretti sostenitori dei giubbotti gialli. Sono le premesse che spiegano una rivolta ormai dai contorni pericolosi. Aggravata proprio dalla spontaneità e dall'apoliticità del movimento nato su Facebook, che la rende facilmente permeabile a infiltrazioni violente. In fondo è il segnale che la Francia, con la sua esasperazione sociale, che non trova una canalizzazione nelle istituzioni, sta diventando il malato d'Europa, ancor più dopo le speranze suscitate dall'avvento di Macron. La linea della fermezza è una strada legittima di fronte alle violenze incontrollate. E il caos potrebbe regalare al leader francese una chance: riportare dalla sua parte la Francia repubblicana. Ma è la politica che deve frenare l'esasperazione collettiva.

E il presidente che si vantava di voler andare oltre la destra e la sinistra sembra sempre più un re senza testa di cui la Francia vuole la testa.

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