La frase che annienta i bulli: "Gente come voi va ignorata"

Un ragazzo preso di mira dai coetanei dà una lezione di vita. E la madre scrive: "Anch'io ho imparato da lui"

La frase che annienta i bulli: "Gente come voi va ignorata"

Questa storiaccia è vendicata tutta da una frase: «Io faccio così». Perché sta per «io faccio così» quando sono solo; sta per «io faccio così» tutte le volte che mi capita, perché mi capita spesso e nemmeno lo racconto più; sta per «io faccio così» perché ho già imparato a difendermi senza l'aiuto di qualcuno; sta per «io faccio così» perché ci ho dovuto pensare tanto e prima stavo male e magari piangevo pure, ma alla fine ho capito che è meglio «fare così».

Ad aver attratto siti, social e giornali, ieri, è stata l'altra parte della frase «persone così ignoranti vanno ignorate» ed è comprensibile, perché è uno slogan perfetto, è un titolo perfetto. Ma a noi ha colpito di più l'altra parte. Tutta roba uscita dalla bocca di un ragazzino involontariamente adulto. Quindici anni con le gambe intrappolate nella diplegia e la testa liberissima di volare in alto, a quanto pare. La storiaccia dicevamo, roba semplice. Squallida, oseremmo dire: lui qualche giorno fa in giro con la sua mamma per il centro di Bergamo (città in cui vivono) e un gruppo di bulle sedicenni trafelate da selfie e shopping che, in una pausa tra il niente e il niente, ha preso a deriderlo. Erika Defendi, così si chiama la mamma del ragazzo, ha fatto per intervenire, quando il figlio l'ha fermata: «Persone così ignoranti vanno ignorate, io faccio così». Ecco. Sta tutto qui. Nei conti che si è già fatto da solo ormai da tempo. Tanto che perfino la difesa di una madre sembra arrivare tardi. Sembra sintonizzarsi un attimo dopo rispetto ai chili di non detto. Alle conclusioni, a cui suo figlio è arrivato in solitudine, senza nemmeno stare a dire perché ogni tanto sono i genitori a venir protetti; ai conti che si è fatto tornare anche quando non tornano. È stato allora che la mamma, impietrita, ha guardato quel supereroe che le stava accanto e ha rispettato il suo volere, tacendo. Ma poi non ce l'ha fatta. Lei. E si è sfogata su Facebook, l'ha difeso, vendicato lì. O almeno così ha pensato comprensibilmente di fare. Ignorando il fatto che chi ha imparato davvero a difendersi è proprio suo figlio. Negando, cancellando, azzittendo gli insulti. Non facendoseli arrivare. Perché è proprio così: quando smetti davvero, non lo dici mai. Da solo, ha reso una manciata di idiote da centro commerciale, e tutti quelli come loro, inutili quanto i tovagliolini delle gelaterie. Non si affanna più, perché le cose vere ce la fanno da sole. E non sono le sgallettate a caccia di sneakers firmate a farcela.

Su Facebook la mamma del ragazzo ha puntato il dito contro certi tipi di educazioni sommarie, contro una certa società e contro la mancanza di valori perché, ha scritto «la disabilità sta negli occhi di chi guarda». Ma nulla di ciò che lei ha postato, è stato efficace quanto quella frase. Quanto quella parte di frase di suo figlio: «Io faccio così».

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