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"I femminicidi? Colpa della proprietà privata". La frase choc di Landini

Nel suo comizio durante la manifestazione indetta a Roma per combattere un ritorno del fascismo che non esiste, il segretario della Cgil ha rispolverato il mantra dei marxisti: l'esproprio proletario

"I femminicidi? Colpa della proprietà privata". La frase choc di Landini

Un po' di sana Unione Sovietica per risolvere la piaga dei femminicidi. Sarebbe questa la ricetta del segretario della Cgil, Maurizio Landini, a giudicare dall'apologia del comunismo inscenata durante la manifestazione di piazza del 16 ottobre.

E pensare che l'iniziativa era nata per alzare la voce "contro il ritorno del fascismo", quello di cui sarebbe rimasta vittima la sede romana del sindacato assaltata durante la marcia dei no-green pass capitanati da Forza Nuova (e agevolati non poco dall'immobilismo del Ministro Lamorgese). La piazza di Landini tuttavia si è trasformata nella parata del nostalgismo marxista-leninista.

Ma oltre alle bandiere dell'Unione Sovietica, agli auspici di vedere Salvini e Meloni appesi a Piazzale Loreto, ai pugni chiusi e ai Bella Ciao, Landini ha calato l'asso, soffiando sul fuoco del più grande sogno di ogni comunista che si rispetti: abolire la proprietà privata. Con una "scusa" davvero fantasiosa: combattere i femminicidi.

Nel suo intervento Landini dice: "Quando un uomo arriva a fare una violenza contro una donna, nella sua testa malata, ha l’idea di essere lui proprietario della vita di un’altra persona. Provate a pensare che danni può creare l’idea della proprietà privata". Insomma, gesti immondi come picchiare, perseguitare, discriminare o addirittura uccidere una donna avrebbero il capitalismo come matrice ideologica e antopologica.

Ne pensano davvero una più del Diavolo, questi comunisti. Peccato che oltre ad essere assurda nella sostanza, la teoria di Landini è anche controintuitiva nella forma. Perché se non ci fosse del tragico, sarebbe da farsi una risata sul paradosso di scendere in piazza per difendere i valori della Costituzione calpestando l'art.42 della Costituzione, quello che sancisce, appunto, la proprietà privata. O su quello di rimproverare al centrodestra l'assenza in una piazza "a difesa della democrazia" ma inneggiare al Socialismo Sovietico. O su quello di esporre strampalate teorie su capitalismo e femminicidi mentre i lavoratori continuano a morire dopo aver timbrato il cartellino senza che il sindacato riesca ad incidere (ben 772 morti bianche da gennaio ad agosto 2021, con una media di 3,2 tragedie quotidiane).

Forse le stranezze di Landini e gli elogi alla cara, vecchia, "democratica" dottrina di Marx uno scopo ce l'hanno: quello di convincere i comunisti "veri" che la CGIL non sia davvero un organo "di Palazzo", nemico di quei lavoratori che intenderebbe difendere (e che da ormai 10 anni stanno fuggendo a gambe levate, con mezzo milione di tessere perse). Perché se le violenze contro la sede capitolina del sindacato hanno scatenato una (giustamente) corposa eco mediatica, ben più sottotraccia sono passati gli insulti e le contestazioni che Cobas, Potere al Popolo, Partito comunista e Rifondazione (insomma, comunisti col doppio pugno alla Mario Brega) hanno riservato proprio ai "colleghi" della Cgil di Milano il giorno dopo l'assalto di Roma.

Confuso da questi inaspettati 15 minuti di gloria dopo anni di declino inesorabile della sua sigla sindacale, insomma, Landini ha fatto ricorso al grande classico della retorica comunista: inventare.

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