Milano - Storia di pupe, banchieri e rapimenti. Lei è Patrizia, ha trentun anni e gli occhi color malachite. Lui è MP, anni over sessanta, brizzolato tendente al bianco. Che mestiere facesse lui è noto: il manager di Deutsche Bank. Che mestiere facesse lei è grossomodo altrettanto noto, ma è più gentile lasciarlo dire a lei.
«La escort».
Perché?
«Per il guadagno facile».
Non è brutto?
«Avevo cinque o sei amici, come altre ne hanno un paio. Me li sceglievo. Di certo non mettevo la mia faccia su Internet».
Un giorno di quattro anni fa, il banchiere e la pupa si incontrarono, come dire, per lavoro. Uno abituato a comandare, una abituata a non obbedire.
Fu amore?
«Diciamo passione, all'inizio».
Ne nacque un disastro che fa sentire i suoi effetti ancora adesso, nell'aula della Corte d'assise d'appello dove lui è sotto processo per averla fatta rapire da una banda di balordi. Storia da codice penale. Ma anche storia d'amore e di soldi, intrigante parabola metropolitana sul rapporto tra sesso, potere, immagine pubblica. Lui finì in galera e poi agli arresti domiciliari, adesso è libero in attesa che il processo riprenda. Lei ha smesso, vive con lui è gli ha dato un figlio. All'ultima udienza si è presentata in aula con una scollatura che era un'arma di distruzione di massa, ha trattato male il pubblico ministero («Per forza, invece di chiedermi come stavo mi ha detto: ma come è bella») e ha proclamato ai giornalisti esterrefatti: «MP mi ama».
Che amore è quello che porta un uomo a fare rapire la sua donna da un gruppo di criminali?
«MP non ha mai voluto farmi rapire».
È stato lui a metterla nelle grinfie della banda.
«No. Lui voleva solo che mi convincessero a stare per un po' lontana da lui. Gli ha dato il mio indirizzo e la mia foto per essere sicuri che non sbagliassero persona, è vero. Ma solo perché mi dicessero tu quel signore non devi più vederlo. Sono stati loro ad approfittarsene, e a rapirmi per ricattare MP. Alla fine volevano convincermi a passare dalla loro parte, dicevano dài, ci dividiamo i soldi, tu adesso vai a casa e poi segui le nostre istruzioni. E io ovviamente dicevo di sì, perché in quelle condizioni, prigioniera di una banda di incappucciati, avrei fatto qualunque cosa. Mi hanno fatto anche scrivere un biglietto, mi hanno fatto girare un filmato. Tutto per ricattare MP».
Resta il fatto che MP l'ha esposta a un pericolo enorme.
«Eh sì... Ma è stata più che altro colpa mia».
Questa sua affermazione è davvero incomprensibile.
«Capisco. Ma bisognerebbe esserci stati, per capire. Solo io so come lo trattavo. Non avevo mai avuto un uomo vero, non ero pronta per una relazione. Lui non mi riusciva a gestire. Se cominciava ad alzare la voce lo mandavo via. Se si metteva a piangere gli dicevo ciao, io esco, vado a lavorare. Siamo due Scorpioni, due caratteri forti. Lui impazziva. Ho fatto le valige mille volte. Io lo giustifico perché lui aveva perso la testa, perché con me non era possibile parlare. Così quando sono rimasta incinta per la seconda volta in tre mesi, e gli ho detto che non avrei fatto un altro aborto, ha fatto quello sbaglio».
Si potrebbe pensare male. Che lei sia rimasta incinta apposta per incastrarlo.
«Se avessi voluto sistemarmi a tutti i costi, avrei potuto farne venti di figli, prima ancora di conoscerlo. E anche con gente che era messa meglio di lui. Ne ho avuti di meglio e di più importanti».
E adesso?
«È successo un casino, ma ci amiamo, abbiamo un bambino e andiamo avanti, sperando che i giudici ci permettano di farlo.
La Procura vuole rovinare lui perché il suo nome dà lustro all'inchiesta, e tratta con i guanti i rapitori, i delinquenti veri di questa storia».Vista da vicino, due giorni dopo l'udienza, con lo spritz al Campari, la camicetta dilatata e un filo di trucco, Patrizia è la conferma vivente che esistono donne pericolose.
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