Fronda 5s contro Di Maio. L'ala dura non vuole il Pd. "Forse abbiamo tradito"

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Fronda 5s contro Di Maio. L'ala dura non vuole il Pd. "Forse abbiamo tradito"

C' è da scommettere che le prossime regionali saranno l'ultima occasione in cui il M5s si presenterà da solo contro tutti quasi ovunque. Parola di Luigi Di Maio. E i puristi seguaci di Dibba e Davide Casaleggio se ne facciano una ragione. L'ex capo politico squaderna il progetto del futuro dalle colonne del Fatto Quotidiano. E non è un caso. Infatti il giornale diretto da Marco Travaglio è diventato il principale sponsor mediatico di un'alleanza organica tra i Cinque Stelle e il Pd. Quello di Di Maio è un intervento necessario dopo il fallimento dei tentativi di alleanze alle regionali del 20 settembre. Il traguardo sembrava a portata di mano soprattutto in Puglia e Marche. E però le resistenze nei territori e i tentennamenti del capo politico pro tempore Vito Crimi hanno affossato ogni tipo di dialogo. Così Di Maio riparte dalla rivendicazione simbolica del patto nella sua cittadina d'origine in provincia di Napoli. «Si sono stretti diversi accordi a livello comunale - spiega l'ex leader - io ho lavorato sul mio territorio ed è arrivata un'intesa a Pomigliano d'Arco». Dalla Campania a Bibbiano, altro luogo simbolo della rivalità tra i grillini e il Pd. Scurdammoce o'passato pare dire Di Maio quando gli viene ricordato che la paternità della frase «mai con il partito di Bibbiano» è sua: «Non voglio pensare al passato ma al futuro», svicola. E la chiude così: «La gente non si preoccupa di queste cose, bensì della situazione economica».

«Non governiamo in nessuna regione e abbiamo l'un per cento dei sindaci», si lamenta per giustificare la giravolta. L'orizzonte è il 2021. «Serve un tavolo nazionale con il Pd per ragionare sulle comunali del 2021». Nel pacchetto sono incluse anche Roma e Torino, città governate dalle grilline Virginia Raggi e Chiara Appendino. «Non mi pare che ci sia una folla di candidati eccelsi pronti a sostituirle», spiega ambiguo il ministro. Su Torino ci sono i margini per aprire il tavolo, con Appendino che potrebbe farsi da parte per un ruolo nazionale. Nella Capitale la Raggi ha già annunciato la sua ricandidatura e le frasi di Di Maio hanno fatto storcere il naso a più di qualcuno nell'entourage del sindaco. La paura è quella di un siluramento della Raggi per far posto a un accordo con i dem.

Nel M5s il reggente Crimi è sempre più solo. Ed è difficile non vedere una frecciata al suo successore quando Di Maio spiega il motivo per cui non si è arrivati a un'intesa alle regionali. «Bisognava muoversi prima, ma se non c'è un coordinamento nazionale è difficile», dice. La maggioranza del partito è con il titolare della Farnesina. Il deputato ed ex capogruppo Francesco D'Uva spiega: «Sul tema coalizioni Di Maio interpreta la visione della maggioranza degli iscritti al M5s». Il viceministro del Mef Laura Castelli è sulla stessa linea: « Ho letto l'intervista che Di Maio ha rilasciato al Fatto Quotidiano. Un pensiero che condivido e che esprime la volontà della nostra base». Ad opporsi alla liquefazione nel Pd sono rimasti soltanto gli amici di Alessandro Di Battista. Come l'ex ministro per il Sud Barbara Lezzi, che sferra un duro attacco all'ex leader.

«Sarà che non faccio parte del club dei tutti pazzi per Mario Draghi - scrive - ma se questo deve essere il M5S, quello raccontato oggi da Di Maio, possiamo tranquillamente dire che fino a ora abbiamo scherzato, giocato o forse tradito». Infine la bordata personale: «L'ambizione è ridotta all'orizzonte di una scrivania e la lezioncina di politica si ferma nei confini pomiglianesi».

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