Coronavirus

Il fronte dei governatori leghisti si compatta: "No a imposizioni e al lockdown dei No vax"

Lo stop di Fedriga e Zaia. Favorevoli Boccia e Giani (Pd) e Ronzulli (FI)

Il fronte dei governatori leghisti si compatta: "No a imposizioni e al lockdown dei No vax"

Le misure di contenimento del coronavirus e soprattutto l'ipotesi dell'obbligo dividono la politica e le regioni. Un primo fronte di scontro ha come oggetto le scelte possibili rispetto agli oltre sei milioni di persone che ancora rifiutano il vaccino e se siano possibili misure ad hoc per i no vax.

Per il governatore del Veneto, Luca Zaia, l'Italia non può adottare le stesse decisioni dell'Austria. Zaia spiega che la questione non è arrivata sul tavolo della conferenza delle Regioni ma chiarisce la sua posizione. «A mio avviso alla luce della nostra Costituzione e il Paese che siamo, pensare di fare un lockdown per i non vaccinati non è praticabile dal punto di vista giuridico», avverte Zaia.

Nei giorni scorsi era stato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, ad avanzare l'ipotesi di un lockdown circoscritto ai no vax sul modello austriaco insieme al governatore della Liguria, Giovanni Toti. Proposta però naufragata di fronte alla nostra Costituzione. Fedriga torna invece sul green pass e l'ipotesi di limitarlo ai vaccinati ed ai guariti escludendo la possibilità di ottenerlo con il tampone. Soluzione sulla quale si dice perplesso. «La conseguenza dell'obbligo vaccinale è che dovremmo licenziare gli italiani che non si vaccinano?», la provocazione Fedriga che propone piuttosto «di accompagnare il Paese magari con un'informazione più puntuale». Insomma proseguire con l'opera di convincimento.

Diversa la posizione di Eugenio Giani, presidente della Toscana. «A mio giudizio in qualsiasi zona, con qualsiasi colorazione, a chi non si vaccina deve essere lasciata la libertà di non vaccinarsi, l'importante è che poi stia a casa. - dice Giani - Magari gli si consente di poter accedere ai servizi pubblici essenziali, andare a fare la spesa, ma per il resto se fa una scelta egoistica rispetto alla comunità è anche giusto che quest' ultima, nei suoi luoghi sociali, venga preservata». E sempre dal Pd si leva la voce di Francesco Boccia per il quale l'unica strada «è l'obbligo vaccinale» e l'Italia deve fare da apripista perchè si introduca in tutta la Ue.

Posizione non lontana da quella di Licia Ronzulli, presidente del gruppo Forza Italia al Senato, sarebbe «bene anticipare la terza dose e meglio ancora sarebbe rendere il richiamo obbligatorio per tutti i vaccinati e prevedere eventuali nuove limitazioni solo per chi è non lo è». La Ronzulli ritiene ingiusto che «chi si è vaccinato debba pagare il prezzo dell'irresponsabilità altrui».

Dalla Lombardia arriva il messaggio rassicurante del presidente, Attilio Fontana, che mette a confronto i dati di un anno fa con quelli di oggi su Facebook. «La differenza con i numeri dell'anno scorso cancella ogni dubbio sulla efficacia delle vaccinazioni», scrive Fontana commentando una tabella che mostra come a fronte dei 903 ricoveri in intensiva nel 2020 ora ce ne siano 56. In area medica i posti letto occupati dai pazienti Covid erano addirittura 8.323 mentre oggi sono 584.

Poi il dato che fa la differenza: il 90% della popolazione lombarda vaccinata.

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