"Vi diremo noi di chi è il Garante della Privacy". Basta questo pizzino per lanciare un imbarazzante sospetto su Sigfrido Ranucci. Sapeva già che gli sarebbe arrivata la maxi sanzione da 150mila euro per la trasmissione dell'8 dicembre, quando rivelò la telefonata privata tra l'allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la moglie Federica Corsini? O è solo una coincidenza? Sembrerebbe di no, almeno stando a quanto ha già detto l'altro giorno al Parlamento europeo di Strasburgo: "Qualcuno nel governo sta armando il Garante per punire Report e dare un segnale esemplare, lo vedrete nelle prossime ore".
A cosa si riferisce Ranucci? Quali prove ha per ingaggiare con l'Authority un braccio di ferro istituzionale destinato a incasinare le aule giudiziarie e parlamentari nei prossimi mesi? Sia l'appello al Garante europeo ("verifichi come sta operando il Garante italiano") sia il proscenio Ue sponsorizzato dall'europarlamentare Pd Sandro Ruotolo, sembrano parte di una strategia ben studiata per garantirsi un'aura da martire e come conseguenza l'ennesimo posto al sole fuori da Viale Mazzini. Lo dimostra anche la sua presenza oggi nel palco della Cgil in una manifestazione ufficialmente contro la manovra.
A dargli manforte nella ricostruzione potrebbe essere il solito soccorso rosso del Fatto quotidiano, che ancora ieri insiste nell'ipotizzare un incontro tra l'ex parlamentare Fdi Agostino Ghiglia (oggi nell'ufficio del Garante) e altri importanti esponenti meloniani nei giorni scorsi. L'ipotesi è che l'incontro sarebbe servito per fare pressioni sulla sanzione. Ma quali sarebbero le prove in mano a Ranucci? Gli attuali componenti della Privacy sono stati eletti nel 2020, sotto l'allora governo Pd-M5S, dal precedente Parlamento nel quale Fdi contava il 4%. "Quando Fanpage riprese segretamente e con telecamere nascoste contesti privati di minorenni contro Fratelli d'Italia il Garante non disse nulla e neppure Ranucci", osserva il parlamentare Fdi Costanzo Della Porta.
La decisione del Garante sembrava a tutti abbastanza scontata, tanto era palese la violazione della privacy dell'incolpevole moglie di Sangiuliano, così come delle basilari regole deontologiche su cui l'Ordine dei giornalisti ha invece preferito sorvolare. "Ribadiamo l'assoluta indipendenza e trasparenza del nostro operato a difesa della legalità", dicono dalla Privacy, con il Garante in persona Pasquale Stanzione che ha messo nero su bianco il suo disappunto. Tra gli alleati di Ranucci c'è anche l'Usigrai, che non si capacita della maximulta a Viale Mazzini proprio facendosi scudo della decisione disciplinare.
Intanto tra le piste dietro l'attentato a Ranucci non c'è solo la pista del racket della droga e le mire della mafia albanese. Prende piede anche l'ipotesi che la bomba sia collegata all'incendio nella redazione di 42esimo Parallelo in piazza Risorgimento a Roma. Si tratta della società ha prodotto Magma, il film sull'omicidio nel 1980 di Piersanti Mattarella che ricostruisce i rapporti tra la mafia e l'eversione nera dietro la morte dell'allora governatore siciliano, fratello del capo dello Stato Sergio.
"Non è una coincidenza, la matrice tra i due attentati è la stessa", dice convinto l'ex parlamentare Pd e membro dell'Antimafia Davide Mattiello. Giusto ieri la Procura di Palermo ha riaperto l'indagine, risvegliando i soliti fantasmi dei servizi segreti deviati che tanto piacciono a Ranucci.