Strani giri, insoliti incroci, soliti sospetti, spifferi velenosi. L'affaire Consip continua a riservare sorprese e accuse sia per gli indagati che per gli inquirenti. Su quest'ultimo fronte, e in particolare sulla fuga di notizie relativa all'intercettazione tra babbo e figlio Renzi finita pubblicata pure se nemmeno agli atti dell'inchiesta, ieri ha parlato il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Sostenendo, come aveva già fatto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che dietro alla spifferata «o c'è la procura» o c'è «la polizia giudiziaria con una sorta di silenzio assenso dalla procura». Insomma, brutte notizie per Woodcock e soci: altre ombre si addensano sulla gestione dell'inchiesta da parte degli inquirenti partenopei. Ma se toghe e investigatori piangono, nemmeno dalle parti del Giglio magico si ride granché.
Dietro alla Sicurtrak, la società che finanziò con 10mila euro la campagna elettorale per le regionali di Daniele Lorenzini, sindaco del comune «renziano» di Rignano sull'Arno, c'è infatti un'interessante rete di nomi e coincidenze. Perché quei soldi (poi finiti alla Eventi6 della famiglia Renzi in cambio di volantini elettorali), che per il sindaco erano stati deviati sulle regionali toscane grazie all'interessamento di Tiziano Renzi, con l'amico coindagato Carlo Russo, imprenditore di Scandicci, a fare da intermediario, arrivano da una società che fa capo a un certo Renato Mongillo.
Mongillo è un imprenditore romano, già arrestato a luglio 2007 in un'indagine sulla sanità romana, poi divenuto grande accusatore dell'ex assessore regionale alla Sanità Marco Verzaschi. Soprattutto, Mongillo è agli atti dell'inchiesta Consip, a pagina 482 dell'ormai celebre informativa firmata dal capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, dove il documento racconta di Carlo Russo pedinato a Roma, mentre tra un caffè e una visita allo studio dell'imprenditore napoletano Alfredo Romeo tesseva la sua tela. Mongillo ci resta dentro il 21 settembre 2016. Russo incontra l'ad di Grandi Stazioni e poi si sposta in taxi in via Veneto. Più tardi andrà nello studio di Romeo in via della Pallacorda. Ma prima viene immortalato al «Gran Caffè Roma» intento a chiacchierare con due commensali. Uno è Raffaele Manzi - amico di Russo, con lui già a pranzo il giorno prima, insieme alla direttrice del patrimonio Inps Daniela Becchini. L'altro è il finanziatore, Renato Mongillo. L'uomo che, da Roma, un anno prima aveva elargito 10mila euro per un candidato toscano alle regionali, probabilmente convinto dal «mediatore» Russo, con il quale - dimostrano le foto del Noe - rimane in rapporti.
Soldi, per ribadirlo, donati al Pd, e poi spesi dal candidato (trombato) con l'azienda di famiglia dei Renzi, dettaglio che il sindaco di Rignano ha dimenticato di raccontare agli inquirenti. Soldi mossi su un asse - Mongillo-Russo-Renzi sr - che 12 mesi dopo sembrava ancora in piedi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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