Fuggi fuggi da Calenda. E Iv chiede alla Camera la testa di Richetti

Dimissioni a catena e "Azione" sta franando. Sfida dei renziani: "Carfagna capogruppo"

Fuggi fuggi da Calenda. E Iv chiede alla Camera la testa di Richetti
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La guerra dei nervi tra Matteo Renzi e Carlo Calenda si trasferisce in Parlamento, dove rischiano di saltare i gruppi unitari.

A mettere la pistola sul tavolo nel duello finale tra ex alleati sono i renziani: la capogruppo al Senato Raffaella Paita ha convocato per sabato una riunione del gruppo (di cui entrambi i leader duellanti fanno parte) per chiedere al capo di Azione un «chiarimento politico». Lo stesso fanno i deputati di Iv alla Camera, che mettono in discussione il capogruppo (calendiano) Matteo Richetti, proponendo in alternativa i nomi di due «pontieri» di Azione: Enrico Costa o Mara Carfagna.

In ballo c'è il niet di Calenda alla lista comune per le elezioni europee: l'ex ministro dello Sviluppo economico, martedì sera, ha chiuso con durezza le porte a ogni possibilità di riunire il Terzo Polo in vista del voto per il Parlamento di Strasburgo. «Basta, con Renzi ho già dato», ha detto dagli studi di un talk show televisivo. Altro che liste comuni alle europee con chi «scippa» i parlamentari: il Terzo Polo è definitivamente morto, dice Calenda: «L'errore è stato mio: mi sono fidato quando lui mi ha detto che aveva tanti impegni e guadagnava tanti soldi con gli arabi, ed era disposto a fare un passo indietro. Ma poi Renzi poi ha fatto Renzi».

L'addio ad Azione, annunciato dalla parlamentare Naike Gruppioni, è stato «la goccia che fa traboccare il vaso», dicono i calendiani. Anche perché si inserisce in quella che Mariastella Gelmini ha definito una serie di «chiari atti di ostilità» di Italia viva contro Azione. Nel giro di 24 ore il partito di Calenda ha perso, oltre alla deputata Gruppioni, quadri locali e regionali, come il segretario del Piemonte ed ex parlamentare della Margherita Gianluca Susta: «In questo momento non sono in sintonia con Calenda, che considera la rottura con Iv non ricomponibile», dice.

Ora la prova di forza si sposta nei gruppi, e a Palazzo Madama Renzi ha i numeri per staccarsi da Calenda e fare un gruppo autonomo, mentre i senatori di Azione finirebbero nel Misto «con un capogruppo rosso-verde, ossia proprio del partito che ha causato la rottura tra Calenda e Enrico Letta alla vigilia delle politiche», fanno notare malignamente da Iv. E anche alla Camera l'affondo renziano potrebbe provocare un effetto centripeto. Insomma, il tentativo è di mettere Calenda con le spalle al muro e fargli ingoiare una ricucitura in extremis in vista delle Europee. Un obiettivo caldeggiato anche dal macroniano Stéphane Séjourné, presidente del gruppo liberal-centrista Renew Europe nel Parlamento europeo. Il quale, intervistato dal (renzianissimo) quotidiano Il Riformista, e non si sa quanto consapevole della faida tutta italiana in corso, avverte: «Nel 2024 avremo bisogno di tutte le forze del Terzo Polo per far eleggere il maggior numero possibile di europarlamentari del nostro gruppo. Siamo la terza famiglia politica europea, ma siamo quelli che consentono di avere la maggioranza al Parlamento europeo».

Séjourné sarà a Roma la prossima settimana, invitato dall'europarlamentare renziano Nicola Danti, per ribadire l'appello ad una

federazione liberal-democratica. E nell'occasione dovrebbero ritrovarsi sullo stesso palco (insieme a Emma Bonino, Mara Carfagna e l'ex Pd Andrea Marcucci) anche Renzi e Calenda. O quello dei due che sopravviverà all'Ok Corral.

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