La fumata rossa di Grasso: sì a Zingaretti nel Lazio

Il leader Leu sancisce l'appoggio al governatore dem. L'irritazione della Boldrini

La fumata rossa di Grasso: sì a Zingaretti nel Lazio

Roma - Fumata rossa. Dopo qualche giorno di tribolazione, l'accordo per il Lazio tra Piero Grasso e Nicola Zingaretti è cosa fatta. «Sono molto contento, con loro c'è un bellissimo confronto, com'è giusto che sia, non sulle chiacchiere ma sui problemi», gongola il governatore dem uscente che, vantando un immacolato profilo post-Pci non ha avuto i problemi di Gori a incamerare il «sì» convinto della maggioranza di Liberi e Uguali.

Soddisfatto anche il leader di Leu, riuscito a superare qualche frizione tra «ex» romani di Pd e dintorni: c'erano da accontentare le mire di Fassina, le ambizioni di Smeriglio, i rancori di quelli rimasti nel Pd. Alla fine, sulla base di una limatura del programma di Zingaretti, in particolare qualche concessione sulla sanità (impegno non cogente all'assunzione dei precari e all'abolizione dei ticket), sui trasporti e sulle infrastrutture (con il reiterato «no» alla Roma-Latina), si è trattato poco più di una «rimpatriata». Assai indigesta però ai renziani, tagliati fuori dalle trattative e penalizzati dal trattamento riservato al loro candidato lombardo.

Eppure ieri mattina, con la visita di un Grasso in jeans e snickers a un piccolo parco della Garbatella che i volontari hanno restituito al decoro, il tema dominante non era quello del vicino palazzo della Pisana, sede della Regione. Smaltiti i postumi della baruffa con la Boldrini, Grasso ha tenuto a precisare che «non c'è stato alcuno screzio, solo pluralità di idee. Io ascolto, rifletto... poi mi assumo il dovere della sintesi». Ognuno dice la sua, dice il Capo, e la frase sembra un'arma a doppio taglio, visto che la Boldrini di rimando fa sapere con un'imbalsamata nota che «bene ha fatto il presidente Grasso a sottolineare il carattere pluralistico... Sarebbe paradossale che Leu volesse riprodurre quelle forme di gestione personalistica che critichiamo nelle altre forze politiche. Ho fiducia che l'esame collegiale permetterà di sciogliere alcuni delicati nodi politici...». Parole che confermano l'impressione che per la stizzosa Boldrini il caso non finisce qui. Soprattutto per la sua inveterata opposizione all'alleanza con i grillini, che invece Grasso anche ieri ha ribadito di voler valutare: «Non vogliamo arrivare al governo a qualsaisi costo, ma la nostra azione è un mezzo per poter rappreentare valori e principi come quello della cittadinanza attiva che dev'essere sostenuta».

Cittadinanza attiva: ogni riferimento a M5S è puramente voluto. Si definiscono infine le liste dei candidati. Come volevasi dimostrare, ci sarà Anna Falcone, promotrice del comitato del No al referendum di Renzi: si candida a Cosenza. Anche Felice Besostri, autore dei ricorsi contro Porcellum e Italicum, sarà della partita (forse a Milano o Pavia).

I «big» saranno invece schierati tra Emilia e Toscana, per rendere pan per focaccia al Pd: Bersani, Errani, Speranza, Fratoianni, Geloni. D'Alema sarà nel «suo» Salento, Grasso a Roma e Palermo. Per la Boldrini si parla di Torino: piazza grillina, dunque non facile, che potrebbe darle una «sveglia» sulla questione delle alleanze.

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