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"Fumo e coltivo cannabis". Santori si denuncia da solo

La sardina: "Me la autoproduco così non finanzio la criminalità. Rischio 6 anni di carcere? È assurdo"

"Fumo e coltivo cannabis". Santori si denuncia da solo

Ai sostenitori della legalizzazione delle droghe tutto è concesso, anche affermare come se nulla fosse non solo di fare uso di sostanze stupefacenti ma anche di coltivare in casa piantine di cannabis nonostante sia illegale. Un comportamento particolarmente grave se realizzato da chi ricopre un ruolo istituzionale come la sardina Mattia Santori, consigliere comunale a Bologna con delega al turismo e alle politiche giovanili. Sebbene Santori non sia nuovo a uscite infelici, cadute di stile, interventi insensati, questa volta ha superato il limite. Intervenendo agli «Stati generali sulla cannabis» a Milano, la sardina ha affermato: «Mi faccio le canne da quando ho 18 anni, poi un giorno mia sorella rientrata da Amsterdam mi ha portato dei semi, un regalo goliardico, li ho piantati ed è andata male. Ho comprato l'occorrente e solo al terzo tentativo sono cresciuti. Insomma non solo la consumo, ma la autoproduco per uso personale». Quest'anno Santori ha dichiarato di aver coltivato tre piantine che hanno fruttato 60 grammi d'erba nonostante sia consapevole dei rischi: «Al momento l'auto coltivazione è equiparata allo spaccio per cui io rischio sino a sei anni di carcere: è assurdo». Per giustificarsi ha citato le sentenze della Cassazione che «hanno già indicato ai tribunali di considerare poche piantine come uso personale». In realtà, come spiega Valter Giovannini, ex procuratore aggiunto di Bologna, le cose non stanno proprio così: «Consiglierei a chiunque voglia intraprendere azioni analoghe, di leggere meglio le sentenze della Cassazione. Se c'è attrezzatura idonea e lampade forse la coltivazione non è da considerarsi rudimentale e quindi penalmente irrilevante, e questo al di là dell'uso personale dichiarato. In ogni caso la valutazione spetta sempre al magistrato penale all'esito dei dovuti accertamenti».

Non pago, Santori ha poi sostenuto un ragionamento confusionario probabilmente concepito dopo aver consumato una delle sue «canne ogni tre giorni». Secondo la sardina il suo è «un comportamento virtuoso» poiché «il mercato della cannabis alimenta la criminalità organizzata. Io non voglio che il mio consumo ricreativo vada ad arricchire un criminale». Da qui il suo invito al Parlamento a legiferare: «Se il Parlamento fa spallucce io non sto zitto. Crea dipendenza? È provato scientificamente che non è così» quali siano questi studi scientifici non ci è dato sapere.

Le dichiarazioni di Santori, che qualche settimana fa era balzato agli onori delle cronache per la sua partecipazione alla presentazione del libro «Mamma, mi faccio le canne», hanno suscitato scalpore al punto che il consigliere comunale di Bologna della Lega Matteo Di Benedetto ha affermato: «A questo punto non ci resta che avvisare Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza» mentre il deputato bolognese di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami ha chiesto un intervento del sindaco Lepore: «le parole di Santori confermano tutta la sua inadeguatezza e ci auguriamo che il sindaco di Bologna abbia la decenza di prendere le distanze e di ritirargli la delega».

Nella vicenda, oltre al piano legale, c'è una questione di forma: chi svolge un ruolo istituzionale, a qualsiasi livello, dovrebbe dare il buon esempio contrastando le dipendenze, mentre l'intervento della sardina è solo l'ultimo in ordine di tempo per normalizzare il consumo di droghe e, non a caso, proprio in questi giorni, arriva in Parlamento la discussione sulla legalizzazione della cannabis.

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