Funziona la tregua di Aleppo Evacuate migliaia di persone

Feriti, miliziani e civili lasciano la città assediata Regge il «cessate il fuoco» negoziato da Putin e Assad

Funziona la tregua di Aleppo Evacuate migliaia di persone

Dunque ricapitoliamo. Fino a mercoledì sera Samantha Power, l'ambasciatrice all'Onu di Obama ardente pasionaria della guerra in Libia e dei ribelli «moderati» siriani, ma indifferente spettatrice del linciaggio di Gheddafi e dei massacri di cristiani e governativi in Siria, dipingeva la presa di Aleppo come la nuova Srebrenica. Assieme a lei vaticinavano inevitabili massacri tutti coloro che in America, Europa e Medio Oriente hanno invocato la caduta di Bashar Assad, auspicato la vittoria dei gruppi jihadisti e criticato l'intervento di Vladimir Putin. I fatti, però, ci stanno consegnando una realtà assai diversa. Una realtà segnata, come confermava ieri persino il gruppo ribelle Jabha Shamiya, dall'entrata in vigore di una tregua solida ed effettiva. Una tregua seguita dall'arrivo nei quartieri di Aleppo Est di 10 ambulanze e di 17 pullman messi a disposizione da Damasco per consentire l' evacuazione di 200 feriti e circa 5mila fra ribelli e familiari rimasti circondati.

Un'evacuazione confermata dal direttore regionale del Comitato Internazionale della Croce Rossa Robert Mardini che descrive «operazioni in pieno svolgimento» con squadre al lavoro «in sicurezza» pronte a fare «quanto possono sul terreno». Una situazione testimoniata dai giornalisti che descrivono il passaggio dal quartiere governativo di Ramousah di 17 bus con circa mille passeggeri, diretti verso Khan Touman e Khan al Asal, due cittadine a Nord Ovest di Aleppo in mano ai ribelli.

Quasi contemporaneamente la tv di Stato siriana diffonde le immagini degli stessi autobus, affollati da uomini di giovane età descritti come militanti armati. Militanti a cui, si spiega, è stato concesso di lasciare le zone orientali della città. Una descrizione confermata dai portavoce dell'opposizione concordi nell'ammettere che l'evacuazione dei primi «civili» è in pieno svolgimento.

Dietro questa realtà così diversa dalle aspettative o, dalla propaganda, c'è proprio quella Russia di Vladimir Putin dipinta dai facili aruspici dell'orrore come il regno del male corso in aiuto del «malvagio» Bashar. È stata la Russia a mediare il «cessate il fuoco» entrato in vigore ieri e ad assicurare l'evacuazione dei ribelli di Aleppo Est patteggiando, in cambio, quella dei feriti governativi e dei civili intrappolati nei villaggi sciiti di Foua e Kefraya circondati da mesi dai gruppi armati. Ed è il centro di riconciliazione del ministero della Difesa di Mosca, a garantire l'incolumità dei 4mila ribelli destinati al trasferimento nella provincia Nord Occidentale di Idlib ultimo feudo dell'opposizione.

«Per permettere l'evacuazione dei militanti - spiega il generale russo Valery Gerasimov - è stato creato un corridoio umanitario di 21 chilometri, sei dei quali attraversano i territori controllati dalle truppe governative mentre altri 15 passano dai territori delle formazioni armate fuorilegge».

Una mediazione che nessuno degli «amici» occidentali e mediorientali dei cosiddetti ribelli «moderati» offrì per salvare le vite degli oltre 50 civili cristiani massacrati nella città di Sadad occupata dai gruppi armati nell'ottobre 2013.

Una mediazione che ne l'America di Obama, né l'Europa di Bruxelles mise sul tavolo l'11 dicembre del 2013 quando i ribelli entrati nella cittadina di Adra, alle porte di Damasco, ammazzarono oltre 40 civili cristiani,

alawiti e drusi colpevoli soltanto d'appartenere a delle minoranze religiose. Forse anche per questo il «dittatore» Bashar Assad ha commentato la vittoria di Aleppo affermando che stavolta siriani e russi hanno fatto la storia.

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