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"Fuori dal governo interventista". Il grillino dissidente diventa un caso

Petrocelli chiede al Movimento di uscire dal governo Draghi: "Vuole fare dell'Italia un Paese co-belligerante". I renziani: "Si dimetta". Ira Pd: "Il M5S decida". Ma i 5 Stelle temporeggiano ancora

"Fuori dal governo interventista". Il grillino dissidente diventa un caso

Si infiamma nuovamente la polemica su Vito Petrocelli, che nei giorni scorsi era già finito al centro della bufera per non aver votato la risoluzione di maggioranza che prevede l'invio di armi all'Ucraina. Il caos è scoppiato ancora una volta in mattinata, con l'esponente del Movimento 5 Stelle che ha invitato il gruppo a fare un passo indietro e abbandonare il governo guidato da Mario Draghi. Confermando la sua contrarietà alla fornitura di armi prevista dal decreto Ucraina e annunciando che da oggi è pronto "a non votare più la fiducia su qualunque provvedimento". Il che potrebbe costargli l'espulsione dal M5S.

Petrocelli - presidente della Commissione esteri del Senato - ritiene che il Movimento debba andare "fuori da questo governo interventista, che vuole fare dell'Italia un Paese co-belligerante". Perciò a suo giudizio i grillini dovrebbero ritirare ministri e sottosegretari dal governo. Una presa di posizione nettissima che ha agitato ulteriormente gli animi: le forze politiche di maggioranza, da Forza Italia a Italia Viva passando per il Partito democratico, chiedono di prendere provvedimenti nei suoi confronti. Ma il M5S, per ora, temporeggia.

"Petrocelli si dimetta"

Inevitabilmente le dichiarazioni di Petrocelli hanno innescato una serie di reazioni. Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, ha chiesto al pentastellato di trarre le conseguenze del caso e fare un passo indietro: "Sarebbe un gesto responsabile, apprezzato e apprezzabile e, financo, di grande coerenza". Per l'azzurro Andrea Cangini la posizione di Petrocelli è "legittima" ma incompatibile con la funzione di presidente della Commissione esteri di Palazzo Madama: "Se vuole difendere legittimamente le proprie idee Petrocelli deve fare solo una cosa: dimettersi".

Dello stesso parere Italia Viva, che torna a chiedere le dimissioni di Petrocelli. La vicepresidente dei senatori renziani, Laura Garavini, si aspetta le dimissioni immediate dalla commissione Esteri del Senato: "Non può davvero continuare a ricoprire quel ruolo. Dovrebbe essere lui per primo a fare un passo indietro viste le sue parole".

Anche il Partito democratico pretende spiegazioni sulle sue ultime affermazioni ed è intenzionato a chiederne conto nelle sedi opportune. "Se conferma quanto ha detto, è libero di esprimere le sue opinioni. Ma non come presidente di commissione, ma come senatore semplice", fanno sapere fonti del Pd. Il senatore dem Andrea Marcucci ritiene che la posizione di Vito Petrocelli "non è più sostenibile" e chiede pertanto i 5 Stelle di "assumere una decisione".

Il M5S temporeggia

Allo stato attuale però il Movimento 5 Stelle ha deciso di adottare di nuovo una linea attendista e al momento congela ogni tipo di provvedimento disciplinare. Anche perché lo stesso Petrocelli non ha intenzione di lasciare il proprio ruolo. Giuseppe Conte non lo ha condannato, ma si è limitato a una sorta di avvertimento: "Se Petrocelli dichiara oggi, a dispetto del ruolo che fino ad ora ha avuto, che non appoggerà più questo governo evidentemente si pone fori dal M5S per scelta personale".

Federico D'Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha precisato che quelle di Petrocelli "sono considerazioni personali e lui esprime le proprie riflessioni". Mariolina Castellone, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, ha ribadito che la posizione di Petrocelli è semplicemente personale. Dunque ogni decisione è rinviata a quando ci sarà il voto sul decreto Ucraina, che sarà esaminato a breve al Senato: "Lui prenderà le sue decisioni. È chiaro che se voterà in maniera diversa rispetto al gruppo su una fiducia, è un problema.

In quel caso sono previste sanzioni, poi vedremo".

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