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Il futuro del governo sempre più filo-Usa. Colpo a Lega e M5s (e stop allo Sputnik)

Lo scontro spinge l'Italia sull'atlantismo di Draghi. E chiude la porta al siero russo

Il futuro del governo sempre più filo-Usa. Colpo a Lega e M5s (e stop allo Sputnik)

La spy-story piomba in un quadro di relazioni già molto delicato tra Europa, e quindi Italia, e Russia. C'è di mezzo la questione Aleksej Navalnyj, l'oppositore di Putin avvelenato e ora incarcerato, vicenda che ha fatto scattare le sanzioni dagli Usa ma su cui l'Ue sta prendendo invece tempo, una cautela che ha varie ragioni tra cui la dipendenza energetica dalla Russia. L'Italia è considerato il paese più «amico» di Mosca, tanto da essere visto dagli alleati soprattutto oltreoceano come l'anello debole dell'asse atlantista, quello più permeabile alla propaganda russa, specie con l'arrivo al governo (e alla Farnesina) del M5s considerato dai servizi di intelligence americani una sorta di quinta colonna del Cremlino in Italia. Il caso si lega strettamente anche al braccio di ferro in Europa sul vaccino russo Sputnik, sul quale proprio l'Italia si è fatta apripista, con l'annuncio di una seria di accordi per la produzione di Sputnik in Italia, primo paese in Europa quindi ad aprire al vaccino russo che l'Ema, l'agenzia del farmaco della Ue, aveva bollato come una «roulette russa» e che il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha definito una sorta di «arma di propaganda» di Putin. La scoperta di un'attività di spionaggio dei russi e la crisi diplomatica scatenata dai provvedimenti presi dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio (a cui risponderà molto probabilmente la Russia, a stretto giro) si innesta dunque in questo scenario da nuova Guerra Fredda, che vede l'Italia in prima linea per i suoi rapporti con Mosca e per la presenza, al governo, di forze politiche come la Lega di Salvini e il M5s che hanno espresso posizioni di grande apertura verso la Russia.

La crisi aperta ieri avrà conseguenze non solo nelle relazioni sull'asse Roma-Bruxelles-Mosca ma anche direttamente nella politica italiana. Una di queste è l'indebolimento dell'ala filorussa della Lega e del Movimento Cinque Stelle, già ridimensionata dall'ingresso nel governo Draghi, fortemente incardinato sull'appartenenza alla Ue e sull'alleanza atlantista. Il cambio di aria si poteva misurare già ieri dal tono utilizzato da Di Maio, in passato grande sponsor della marcia verso Oriente (non solo Mosca ma anche Pechino) oltreché euroscettico. Il ministro grillino, in audizione davanti alle commissioni riunite Esteri di Camera e Senato, a proposito di Russia e Cina ha parlato di «sistemi politici e valori diversi dai nostri», spiegando che «i punti di riferimento dell'Italia sono europeismo, atlantismo e multilateralismo». Parole da vecchio Dc più che da grillino che poco tempo fa andava a stringere le mani ai gilet gialli francesi. Senza dimenticare che suo attuale sottosegretario è il grillino Manlio Di Stefano, già considerato putiniano (nel 2016 fu mandato a Mosca come rappresentante ufficiale del M5s al congresso di «Russia Unita», il partito di Putin) e autore di una visita in Venezuela che fece molto discutere. Nel M5s, e nella stessa Farnesina, le due anime hanno sempre convissuto. Lo dimostra il tempismo incredibile del blog di Beppe Grillo che proprio ieri, mentre scoppiava lo scandalo delle spie russe, pubblicava un articolo sul nuovo «Maccartismo» degli Stati Uniti contro Russia e Cina.

Il cambio di passo di Di Maio è riconducibile alla presenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Con Conte la musica era (e sarebbe stata) diversa, come ricorda Formiche rievocando la «sfilata» di militari russi in Italia la primavera scorsa in aiuto per l'emergenza Covid e poi caso di Alexander Korshunov, magnate russo accusato di spionaggio industriale ai danni della Avio Aero e arrestato su mandato dell'Fbi, che nel 2020 l'allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede scelse di «restituire» alla Russia. Il riflesso della vicenda potrebbe riguardare anche la decisione su Sputnik, su cui preme anche Salvini, ma che adesso potrebbe apparire come un favore alla Russia, che ci spia. Proprio il suo numero due nella Lega, il ministreo Giancarlo Giorgetti, molto vicino anche a Draghi, ospite del convegno VacciNatio della Camera di Commercio Usa sembra aver chiaramente indicato che anche sui vaccini l'Italia sta con Ue e Usa.

Tradotto: dei vaccini russi se ne può fare a meno, specie dopo quello che è successo.

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