Al G20 l'Occidente vuole "sfilare" l'India a Putin

Delhi strategica nel nuovo risiko geo-politico. Il nodo del commercio con Mosca

Al G20 l'Occidente vuole "sfilare" l'India a Putin

L'India, Paese ospitante del vertice G20, è anche la grande corteggiata da parte delle potenze occidentali, che inevitabilmente concentrano l'attenzione sulle ricadute del conflitto russo-ucraino. Pochi giorni fa, quando si incontrarono i ministri delle Finanze dei Paesi del blocco che comprende gli Stati considerati più importanti o rappresentativi del mondo, il tema della comune condanna della Russia Paese aggressore non trovò un consenso comune e si dovette ripiegare su un più generico documento di riassunto delle variegate posizioni. Preso atto che la Cina, nonostante sia a parole impegnata a favorire un negoziato di pace tra Mosca e Kiev, è in realtà solidamente schierata dalla parte di Vladimir Putin, l'obiettivo di americani ed europei è quello di ottenere da parte dell'India e (forse, ma le difficoltà sono evidenti) di altri Paesi come il Brasile o il Sud Africa un avvicinamento alle loro posizioni.

Posizioni che sono molto distanti da quelle della Russia, che pure è presente a New Delhi. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha anticipato che intende usare il palcoscenico del G20 per far sapere al mondo chi sarebbero i veri responsabili della crisi economica e politica in cui il pianeta è precipitato in seguito alla guerra: gli occidentali che sostengono l'Ucraina, naturalmente, che Mosca ha tutto l'interesse a dipingere come irresponsabili che per interesse di parte non esitano a spingere il mondo verso una catastrofe nucleare e a impoverire ulteriormente nazioni già povere. E, mentre la delegazione tedesca promette di replicare senza sconti a questa che chiama «propaganda russa», da parte del rappresentante dell'Unione Europea Josep Borrell è arrivata una chiara indicazione a tutti i presenti contro le tentazioni di ambiguità: l'Ue non sottoscriverà alcun documento comune che non contenga una condanna della guerra scatenata da Putin.

Consapevole che tra Russia e India esiste un rapporto particolare incentrato su scambi economici (l'India acquista a prezzi ribassati il petrolio russo) e sulla strategia indiana di mantenersi il più possibile equidistante tra Mosca e l'Occidente, Borrell ha detto di aspettarsi che New Delhi «faccia capire alla Russia che questa guerra deve finire». Finire, intende Borrell, non certamente come vorrebbe Putin, ossia dando per acquisiti alla Russia i territori strappati all'Ucraina con la forza e annessi dopo referendum farsa: l'Europa come gli Stati Uniti che sono ovviamente presenti con il segretario di Stato Antony Blinken capodelegazione sostiene il diritto di Kiev al recupero della propria integrità territoriale. L'India replica di aver chiaro che il tema dell'Ucraina sarà centrale a questo G20, ma si aspetta altrettanta attenzione verso temi importanti che sono ricadute della guerra: soprattutto gli ostacoli frapposti agli scambi di energia, cibo e fertilizzanti di cui soprattutto la Russia è grande esportatrice.

A proposito di Stati Uniti: Blinken ha chiarito che non è previsto alcun incontro bilaterale con Lavrov o con l'inviato cinese Qin Gang. Anche con la Cina, com'è noto, le relazioni americane sono molto tese, specialmente dopo la «crisi dei palloni» abbattuti nei cieli Usa. In queste stesse ore è in corso a Pechino la visita ufficiale del dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko, prodigo di plausi al «piano di pace» cinese e in cerca di qualcuno che lo tolga dall'isolamento internazionale. Xi Jinping è in realtà attivissimo a tessere la tela di un «asse del male» che unisce i peggiori regimi mondiali in una sfida all'Occidente: nei prossimi mesi ha in programma una visita a Putin e un'altra a Teheran.

Né lui né il suo alleato russo si fanno alcun problema dell'intenso lavoro dell'Iran per arrivare a disporre dell'atomica né della brutale repressione di un popolo stanco di oppressione medievale: contro America ed Europa non si guarda per il sottile.

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