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Il ritorno di Toninelli che agita Conte

L’ex ministro alle Infrastrutture dagli scivoloni sulla guerra adesso si ritrova a essere l’outsider per la leadership del Movimento

Il ritorno di Toninelli che agita Conte

Dalla gaffe sull’Ucraina a tallonare la leadership di Giuseppe Conte. Il futuro di Danilo Toninelli, ex ministro alle Infrastrutture, è cambiato in un meno di un mese.

Era il 1 marzo, infatti, quando il pentastellato in una diretta social di “Contrinformazione” aveva detto che l’Ucraina faceva parte dell’Unione Europea, dimenticando completamente che il conflitto in corso è in parte scoppiato perché Zelensky lo ha probabilmente solo pensato.

Non è il primo scivolone dell’esponente di governo. Basti pensare al caso del tunnel del Brennero, per il grillino già realizzato e invece ancora in fase di costruzione, nonché l’uscita dopo la caduta del ponte Morandi, in cui auspicava la realizzazione di un viadotto, a 45 metri di altezza, in cui le persone potessero “vivere, giocare, mangiare”. Indimenticabile, poi, quando in un servizio sulla mobilità elettrica aveva ammesso di aver acquistato un suv diesel.

Il 5 Stelle, noto per la sua particolare acconciatura, nonostante ciò, però, nelle ultime elezioni interne al Movimento è stato protagonista, ottenendo ben 44mila preferenze, 11mila in meno rispetto a Giuseppe Conte, pur avendo a differenza di quest’ultimo ben 5 sfidanti. Pesanti soprattutto le dichiarazioni rilasciate pochi minuti dopo i risultati della consultazione. L’ex ministro, senza giri di parole, parlando del suo partito, ha affermato: “Anche stavolta ha dimostrato di che pasta è fatto”. Un vero e proprio guanto di sfida nei confronti dei vertici gialli.

La particolare capacità a essere inopportuno, come qualcuno in passato gli ha detto dopo i frequenti strafalcioni, si è rivelata ora un successo e non è da escludere che nella guerriglia interna, sempre più accesa, a queste latitudini possa consentirgli di ritagliarsi spazi mai immaginati. Il classe 1974, ex ministro, poi capogruppo al Senato, ma da sempre simbolo di quella base che non si riconosce nei diktat calati dall’alto, può tentare l’ennesima scalata.

Il dottore in giurisprudenza, prima di diventare parlamentare, ha percorso diverse vite. E’ stato, infatti, ufficiale di complemento dell’arma dei carabinieri e poi assicuratore fino alla nascita del Movimento, che lo candidò a consigliere nella provincia di Cremona. In quella competizione, però, si dovette accontentare di sole 84 preferenze. Non gli andarono meglio neanche le comunali di Crema, dove ne ottenne 9.

La svolta arrivò soltanto nel 2013 quando sfruttando lo tsunami grillino fu eletto deputato. Da quell’attimo, un percorso tutto in discesa, dove si è distinto sia per la battaglia relativa all’abolizione delle Province che per il suo opporsi al renzismo. Nel 2018, quindi, venne premiato per il suo impegno e rieletto nel proporzionale al Senato. Il suo stare tra i banchi di Palazzo Madama durò pochissimo, considerando che fu chiamato a presiedere il ministero delle Infrastrutture nel primo governo giallo-verde. Bocciato, invece, nel secondo esecutivo Conte e quindi recuperato come capogruppo, seppure con più di un qualche semplice mal di pancia.

Stavolta, comunque, potrebbe essere la volta buona per giocarsi la partita della vita e potersi quindi inserire come terzo incomodo in una lotta, al momento a due, tra l’ex premier ieri riconfermato e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con cui lo stesso Toninelli ha una profonda amicizia.

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