Cronache

Da Gallipoli a Barcellona: basta turismo straccione

In Puglia e in Catalogna manifestazioni contro i vandali. Ma la rivolta ormai è ovunque: "Il low cost ci porta la feccia"

Da Gallipoli a Barcellona: basta turismo straccione

Da «città bella» a città dello sballo; da sfavillante colonia degli antichi Greci, che non per nulla scelsero quell'appellativo in onore alla polis adagiata sullo Ionio, a regina dell'estate pericolosamente gettonata anche da orde di turisti pronti ad accamparsi a ogni angolo e a rifornirsi di alcol nelle turbolenti notti della movida salentina. È la preoccupante parabola di Gallipoli, provincia di Lecce, da sempre fiore all'occhiello della Puglia da esportazione e adesso meta prediletta del cosiddetto «turismo selvaggio». Un destino per certi versi comune ad altre città, italiane e non solo, visto quanto accade a Firenze, Venezia o Barcellona, dove è stata annunciata la tolleranza zero contro gli incivili. Ma qui a Gallipoli, grappoli di abbaglianti case bianche e mare talmente chiaro da mescolarsi al cielo, in questa città di ventimila abitanti che d'estate sfiora e forse supera le 400mila presenze (difficile avere dati certi considerato che in tanti accorrono dai paesi vicini per trascorrere la serata), la gente si è organizzata riunendosi in un «Comitato di liberazione». Che chiede il ritorno alla normalità e il rispetto delle regole.

Il movimento spontaneo si arricchisce di sostenitori ogni giorno che passa. E può contare su una pagina facebook sempre più popolare che sforna fotografie per documentare una situazione a dir poco difficile, inquietanti cartoline dell'estate che i residenti non vedono l'ora di archiviare. E così basta un clic per farsi un'idea dell'agosto gallipolino: ubriachi, gente che dorme per terra, accampamenti sulle spiagge, strade e giardini scambiati per bagni pubblici, bivacchi nelle vie principali, una quantità enorme di rifiuti. A tutto questo si aggiungono risse tra gruppi di turisti e un vorticoso e pericoloso giro di alcol e droga, con bazar improvvisati che svendono a basso costo «cicchetti» di rum che neanche a Cuba; per non parlare dell'abbondanza di happy hour che imperversano in spiaggia fino alle 20 e decibel che si abbattono lungo tutto il litorale. Risultato: in tanti sono finiti in ospedale per ubriachezza, e sale inevitabilmente anche l'allarme sicurezza.

L'altra mattina il «Comitato di liberazione», dopo i tanti consensi ricevuti, ha rotto gli indugi: ha abbandonato il web e la protesta virtuale per materializzarsi dinanzi a palazzo di città dove era in corso il Consiglio comunale. In trecento si sono presentati al municipio, un folto gruppo è entrato in aula e un rappresentante ha consegnato un documento chiedendo che venisse trattata prima di tutto la questione relativa al turismo selvaggio: così non è stato, e la decisione ha provocato altre proteste. «Ridateci la nostra città», dicono insomma a Gallipoli dove non vedono l'ora che vengano smantellati bivacchi e accampamenti sulla costa. Ma c'è anche chi preferisce accamparsi nelle città d'arte. Così è a Venezia, ormai stritolata da un'invasione devastante. Gli ultimi casi sono proprio di quest'estate: turisti che si lavano in Canal Grande, altri che indossano il costume da bagno per un tuffo nei canali, altri ancora che urinano nei cestini, auto e moto nelle zone pedonali, persino una coppia sorpresa durante un rapporto sessuale nei pressi del Ponte degli Scalzi. Il problema però non riguarda solo Venezia, perché anche a Firenze la situazione è grave: sesso libero per strada, firme e graffiti sui monumenti, un visitatore che si spoglia in un salone della Galleria degli Uffizi, fontane utilizzate come docce.

La questione è diventata europea. Altri episodi rimbalzano dalla Spagna e in particolare da Barcellona, una delle capitali mondiali del turismo. I residenti del quartiere Barceloneta, caratteristico rione storico al centro della città vecchia, chiedono al Comune interventi urgenti contro vandali e degrado. L'ultimo caso riguarda tre italiani, che hanno pensato bene di entrare in un minimarket, spogliarsi e poi uscire per strada ridendo.

«Il turismo low cost porta la feccia», dice una residente mentre in Catalogna cresce la protesta per le agenzie che fanno affari con gli appartamenti in affitto: case sgangherate quasi sempre cedute in nero.

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