Ma sì, buttiamola in caciara. Del resto, nella città che ha digerito Papi e leghisti e ha fatto mettere il vestito buono a barbari e grillini, dove la notizia dura mezz'ora e il marziano di Flaiano è stato spennacchiato dopo tre giorni, cosa volete che importi del Garofani-gate? O meglio, quello che interessa ormai non è più la ciccia, cioè la cifra politica e il ricasco istituzionale della "chiacchierata in libertà" del consigliere davanti a un bicchiere, ma il contorno. Dove? Che hanno mangiato? E le donne, c'erano? Poche in realtà, forse di più gli spioni, almeno secondo quanto riferisce uno dei commensali che, ah guarda caso, ha lavorato con Belpietro
Roma è così, una melassa che ti avviluppa dolce, senza nemmeno scomodare Marziale o Tornatore. Luogo perfetto per "un complotto alla vaccinara", come lo definisce con arguzia Filippo Ceccarelli su Repubblica. Oppure, come scrive Massimo Gramellini sul Corsera, la Magica "non si discute": tra l'altro a radunare la combriccola attorno a un piatto di pasta "non era un'emergenza democratica ma il ricordo di una vecchia gloria, il grande Agostino Di Bartolomei".
Giorgia Meloni è volata lontanissimo, in Sudafrica per il G20. Sergio Mattarella al Quirinale riceve le credenziali di sei nuovi ambasciatori. Tutto torna alla normalità, lo scontro tra i due presidenti è stato archiviato con reciproche convenienze e soddisfazioni, quindi le parole incaute di Garofani possono essere tranquillamente derubricate da complotto ad allegra cicalata tra giallorossi. L'ultimo ad arrendersi all'evidenza, come il giapponese sull'isola, è Matteo Salvini. "Garofani è nello staff del capo dello Stato e ricopre un incarico di livello delicatissimo al consiglio supremo di Difesa, non stiamo mica parlando di un passante. Io, da chi riveste certi ruoli, non mi aspetto chiacchiere tra amici al ristorante".
Sulla Terrazza Borromini, a picco su piazza Navona, ci si prepara per un altro giro di spaghetti, vino e vista pazzesca della città. Chi c'era la sera incriminata? Il personale non risponde ma per fortuna ogni giorno spunta sui giornali un commensale nuovo. Ecco Francesco De Dominicis, responsabile relazioni esterne della Fabi e indiziato numero uno come gola profonda. Non solo ha lavorato a Libero, è pure juventino. "Non farei mai una cosa del genere, ero lì perché molto amico di Luca Di Bartolomei. Non conoscevo il consigliere, però devo dire che qualcosa sui ragionamenti ritrovati sulla Verità l'ho ascoltata". Veleni e spifferi, l'affare si ingrossa. "Ho notato un tavolo con persone strane accanto a noi, ci fissavano. Certi ristoranti sono pieni di cimici". Chissà, magari i russi. Non può mancare infatti la signora bionda con l'accento dell'est. Secondo invece Carlo Paris, ex direttore di Rai sport, "abbiamo parlato quasi sempre di pallone, era la serata per Ago". Complotti? "Ma no, una serata tra amici, clima rilassato".
Garofani comunque era dall'altra parte del tavolo, "spalle a una vetrata, come Gesù nell'ultima cena". Fabrizio Failla, altro volto sportivo Rai, racconta una versione analoga. "Le frasi del consigliere? E chi lo sa? Io discutevo di calcio e di zinnone. Si, le mozzarelle di bufala".