Gaza, al tavolo della pace ci sarà anche Meloni. Lunedì in Egitto la firma. Italia pronta a mandare forze dell'ordine e medici per l'ospedale sul campo

La premier sul palco a Firenze: "Sinistra oltranzista più di Hamas". Il gelo della piazza su Netanyahu

Gaza, al tavolo della pace ci sarà anche Meloni. Lunedì in Egitto la firma. Italia pronta a mandare forze dell'ordine e medici per l'ospedale sul campo
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di Adalberto Signore

nostro inviato a Firenze

L' Italia vuole un ruolo nel processo di pace in Medio Oriente e quasi certamente lo avrà. Merito dei solidi rapporti che Roma - non solo attraverso la diplomazia, ma anche grazie ai servizi di intelligence - ha storicamente con molti Paesi dell'area, dove la presenza italiana è stata intensa per diversi decenni. Ma anche e soprattutto del posizionamento di Giorgia Meloni, che ha sempre sostenuto Donald Trump e il suo piano di pace, anche nei giorni in cui l'accordo sembrava ancora molto lontano. Non è un caso che ieri, chiudendo a Firenze il comizio a sostegno di Alessandro Tomasi in vista delle regionali in Toscana di domani e lunedì, la premier abbia voluto di fatto rivendicarlo. Per la pace a Gaza, dice dal palco, "c'è una persona che bisogna ringraziare e si chiama Trump, presidente repubblicano degli Stati Uniti d'America, in linea con i presidenti repubblicani che solitamente la pace la portano e la guerra non lo creano". "A differenza - aggiunge - di quello che accade in altri casi". Un chiaro riferimento a Barack Obama, che ha ricevuto sì quel premio Nobel per la pace a cui tanto ambisce Trump ma si è comunque avventurato in diverse operazioni militari contro Paesi che non erano certo in guerra con gli Stati Uniti.

Meloni parla in piazza San Lorenzo a Firenze alla vigilia di un voto amministrativo. Ed è nelle cose che polemizzi con la sinistra che in Parlamento non ha votato la mozione sul piano di pace, la Cgil di Maurizio Landini, la Flotilla, Greta Thunberg e Francesca Albanese ("sono più fondamentalisti di Hamas" che invece si è seduto al tavolo negoziale).

Ma Palazzo Chigi è al lavoro da settimane sul fronte Medio Oriente e ha dato la sua disponibilità a "contribuire alla stabilizzazione e ricostruzione dell'area" sia con la Casa Bianca che con i Paesi mediatori che sul piano di pace hanno avuto un ruolo chiave (a partire da Egitto, Qatar e Turchia). L'Italia è pronta non solo ad allargare su Gaza la missione dei Carabinieri già presenti al valico di Rafah, ma anche eventualmente a coinvolgere l'Esercito nel caso di una missione di peacekeeping sotto ombrello Onu. Come pure Palazzo Chigi ha dato il via libera per fornire un sostegno sanitario con un ospedale gestito dall'Italia a cui potrebbe dare un contributo importante la Protezione civile.

È anche per tutte queste ragioni che Meloni è stata invitata dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi alla firma ufficiale dell'accordo di pace che si terrà in Egitto lunedì pomeriggio o martedì mattina. Un vertice a cui tiene molto la Casa Bianca e - sotto il profilo del formato - di fatto organizzato dall'amministrazione americana. E a cui parteciperà Trump e i capi di Stato o di governo di Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Turchia, Arabia Saudita, Pakistan e Indonesia. Un incontro per suggellare la tregua, ma pure per rinforzare il sostegno internazionale al piano di pace e discutere degli accordi ancora da finalizzare sulla governance, la sicurezza e la ricostruzione di Gaza.

Meloni sarà certamente presente, circostanza su cui già ieri mattina il vicepremier Antono Tajani non aveva dubbi. "Così mi ha detto il mio omologo egiziano", ha detto il ministro degli Esteri e poi ribadito a sera a margine del comizio fiorentino del centrodestra. Una presenza scontata, ma su cui Palazzo Chigi ha invece preferito muoversi con estrema prudenza. "Aspettiamo che il presidente al-Sisi invii gli inviti formali", è la linea ufficiale del governo italiano.

Almeno per il momento, invece, non è previsto che all'appuntamento partecipi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Una presenza che forse sta diventando ingombrante anche per il centrodestra italiano, storicamente molto in sintonia con le ragioni di Israele. Ieri a Firenze, infatti, Meloni ha ringraziato sì Trump ma non ha speso una parola su Netanyahu.

Lo ha fatto invece Matteo Salvini, secondo cui "la pace si deve anche a Bibi, quello che alcuni giudicano un criminale ma che ha tenuto duro in un momento difficile". Il suo è stato un intervento seguito da applausi ripetuti, ma su Netanyahu la piazza di Firenze ha risposto con un gelo assoluto.

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