
nostro inviato a Genova
Alle tre del pomeriggio l'onda rossa bagna Genova e Ravenna. Un minuto e i ballottaggi svaniscono oltre l'orizzonte. Gli exit poll danno Silvia Salis con una forbice compresa fra il 53 e il 57 per cento. Troppo per alimentare le speranza del centrodestra genovese, orfano di Marco Bucci, transitato in Regione, e di Giovanni Toti, messo fuori gioco dai magistrati. Una stagione finisce, forse ne comincia un'altra o forse no. Certo, la civica Salis espugna Genova e Alessandro Barattoni sbaraglia la concorrenza, peraltro frammentata, a Ravenna e vince in carrozza al primo turno. Con percentuali vicine al 60 per cento, anche se l'affluenza in Romagna si ferma ad uno striminzito 49 per cento. «Dopo una bellissima campagna elettorale, ecco due bellissime vittorie al primo turno a Ravenna e Genova - afferma Elly Schlein - il Pd, che è cresciuto di otto punti, è il primo partito. Ormai è chiaro, il centrodestra esulta per i sondaggi, noi vinciamo le elezioni».
Anche a Taranto il candidato del centrosinistra è avanti, anche se si andrà al ballottaggio. Pietro Bitetti è oltre il 37 per cento, dietro è bagarre fra i due sfidanti del centrodestra: Francesco Tacente, appoggiato dalla Lega, è al 24,16 per cento contro il 20,01 di Luca Lazzaro. Questione di centesimi per la seconda piazza e la promozione al turno successivo. A Matera, altro fotofinish, ma questa volta centrodestra e centrosinistra sono appaiati. Intorno alle 19 è pareggio, addirittura al centesimo: Antonio Nicoletti e Roberto Cifarelli sono entrambi al 40,91 per cento. Poi il primo allunga a 44 contro 37. E qui ricominciano i problemi della sinistra. L'ex sindaco Domenico Bennardi, 5 Stelle, che veleggia appena sotto il 9 per cento, annuncia che non darà alcuna indicazione di voto. E, insomma, non appoggerà Cifarelli. Si potrebbe derubricare la querelle a bega locale, ma è anche facile leggere la suggestione come chiave di violino di un'alleanza, quella tra Pd e 5 Stelle, che non vuole decollare.
In ogni caso, l'onda rossa almeno oggi è inarrestabile. A Genova l'avvocato Pietro Piciocchi, vice di Bucci, sembrava aver rosicchiato qualcosa battendo la città palmo a palmo e proclamandosi l'interprete del Rinascimento della metropoli, cominciato nel 2017. Ma la partita finisce prima ancora di cominciare. La vicepresidente uscente del Coni è avanti, ben oltre la soglia di sicurezza del 50 per cento. Sfiora il 52 per cento, mentre Piciocchi non va oltre il 44 per cento. Una prova buona, ma nei fatti una sconfitta e infatti nel pomeriggio arriva la canonica telefonata e lui ammette la sconfitta. Salis dedica la vittoria al padre, l'operaio comunista che le è servito per fare curriculum nei circoli della sinistra radicale, sempre diffidente. Certo, il campione è modesto e riguarda solo due milioni di italiani e poco più di cento comuni, 126 per la precisione, ma i segnali sono chiari. Il Pd è il primo partito di questa mini consultazione: a Genova è intorno al 29,1 per cento, a Ravenna sfonda il muro del 40 per cento, con percentuali d'altri tempi. Fdi insegue, a grande distanza: 12,5 a Genova, 16,8 per cento a Ravenna. Le cifre dicono tutto. A Genova, alle regionali, si era già notata la tendenza che oggi trova una clamorosa conferma: Andrea Orlando aveva sbaragliato con nove punti di distacco Marco Bucci e Bucci aveva vinto solo grazie al successo nelle altre province. Difficile immaginare che l'onda possa ripetersi fra due settimane quando si tornerà alle urne anche per i 5 referendum, sul lavoro e la cittadinanza (vedi altro articolo). Fischieranno le orecchie al centrodestra in affanno. Ancora di più nelle grandi città.
Meglio accelerare una riflessione in busta delle amministrative di Milano e Roma dove è vietato sbagliare candidato. Per il governo, invece, almeno per ora, cambia poco. E non può essere questo test a mettere in crisi un'alleanza che al momento stravince in tutti i sondaggi.