Cronache

La Germania tradisce la birra

La Germania tradisce la birra

Chissà se qualcuno ne era davvero convinto. Oppure semplicemente non ci si pensava troppo su, scansando i rimorsi. Fatto sta che ora è arrivato il divieto: in Germania, patria dell'Oktoberfest e associata nell'immaginario comune a pinte piene fino all'orlo, la birra non potrà più essere pubblicizzata come qualcosa che fa bene alla salute. L'ha stabilito la Corte federale di giustizia tedesca, dopo che un'associazione di consumatori ha fatto causa a un birrificio sostenendo che facesse pubblicità ingannevole, millantando gli effetti benefici del suo prodotto.

Al centro della contesa c'è un termine specifico, che campeggia (campeggiava, a questo punto) negli spot e sulle etichette delle bottiglie e delle lattine di tale marchio. Si tratta dell'aggettivo bekömmlich, che non ha un corrispettivo preciso in italiano, ma che potremmo tradurre come «sano», «digeribile», proprio di un alimento che viene ben tollerato dall'apparato digerente anche nel caso di un consumo frequente. Wohl bekomm's!, una sorta di «Alla tua salute!», è stato lo slogan dell'azienda all'incirca dagli anni Trenta. Bene: la corte tedesca, che nel più alto grado di giustizia ha confermato la sentenza di un tribunale minore, ha stabilito che la parola incriminata non potrà più essere usata per pubblicizzare la birra, di qualunque marchio e provenienza, e in generale per nessuna bevanda che contenga più dell'1,2% di alcol. «Il termine è percepito dal pubblico come un sinonimo di salutare, mentre la birra a volte causa problemi di salute», ha spiegato la corte. A nulla è valsa la difesa del titolare dell'azienda, Gottfried Härle: «Il mio bisnonno definiva bekömmlich, salutare, la sua birra - ha cercato di spiegare ai giudici - E gustarsi la birra con moderazione è assolutamente bekömmlich». Nel 2012 la stessa parola era finita nel mirino della Corte di giustizia europea, che aveva stabilito il divieto di usarla per pubblicizzare vini.

Ma il colpo inflitto dalla giustizia al simbolo «crucco» potrebbe non dolere più di tanto ai diretti interessati. Già, perché la storia d'amore tra i tedeschi e la birra sembra incrinarsi sempre di più col passare del tempo. Basta guardare ai dati dei consumi: le cifre crescono dagli anni Sessanta fino ai primi Novanta, per poi calare inesorabilmente. Nel 1991 si toccò il picco massimo, con poco meno di 114 milioni di ettolitri consumati dai tedeschi in un anno. Da lì cominciò il declino, che continua tuttora: 111 milioni nel 2000, 95 nel 2005, 87,8 nel 2010, per arrivare ai 85,5 registrati nel 2016, ultimo dato disponibile fornito dalle associazioni di produttori tedeschi e dall'Eurostat. La Germania non è nemmeno più in cima alla classifica del consumo pro capite, fermandosi a 104 litri: è stata scalzata dalla Repubblica Ceca con i suoi 142. Berlino resta invece tra i Paesi europei che possono contare più birrifici: nel 2016 ne vantava più di 1.400, in crescita rispetto agli anni precedenti, seconda solo al Regno Unito con i suoi inarrivabili 2.250. Insomma, la birra in Germania resta una cosa seria.

Ma ora, forse, un po' di meno.

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