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Gerusalemme accusa Hamas: "Usano i bambini come armi"

Il ministro della Difesa Lieberman difende l'uso della forza. I palestinesi: 50 delle vittime sono guerriglieri

Gerusalemme accusa Hamas: "Usano i bambini come armi"

Le violenze al confine di Gaza sono cessate repentinamente, lasciando agli analisti di cercare di spiegare la mancata esplosione finale delle proteste palestinesi. Solo isolati scambi di colpi d'arma da fuoco ricordano che fino al giorno prima qui era stato versato tanto sangue. Quello che invece non cessa sono le polemiche seguite a quelle violenze, e in particolare alla gravità del bilancio delle vittime tra i manifestanti.

Da una parte continua e si aggrava la crisi diplomatica tra Israele e la Turchia, che si è assunta il ruolo di protettrice internazionale dei palestinesi, dall'altra continuano le proteste, praticamente a senso unico, contro l'uso della forza «sproporzionato» da parte delle forze armate dello Stato ebraico. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha detto che è «blasfemo chiamare terroristi i civili uccisi». E ieri, dopo le proteste di Svizzera e Belgio, è stata la volta del Lussemburgo a convocare l'ambasciatore israeliano. Ma la linea israeliana rimane netta: si è dovuta usare la forza per difendere i civili israeliani da una violenza pericolosa istigata dallo stesso governo di Gaza, in mano ai terroristi islamici di Hamas. Interprete principe di questa linea è il ministro della Difesa Avigdor Lieberman, che replica a quanti accusano Israele di gratuita violenza contro i dimostranti palestinesi con parole secche e sprezzanti, come è suo costume. «Non ascoltate il coro di ipocriti nel mondo - ha twittato Lieberman - Possiamo solo immaginare cosa sarebbe successo se uno di questi terroristi fosse entrato nelle nostre comunità. È nostro dovere impedirgli di raggiungere il nostro territorio e farci del male». Dichiarazioni in qualche modo confermate da uno dei comandanti di Hamas, che afferma che 50 vittime palestinesi a Gaza erano loro militanti.

Poi il ministro accusa direttamente i governanti di Gaza per la morte di oltre sessanta suoi cittadini, tra cui tanti minorenni: «I leader di Hamas sono dei cannibali che usano dei bambini come armi. Il loro obiettivo è di far sollevare il blocco a Gaza, ma non per far ripartire l'economia e parlare di coesistenza, quanto per contrabbandare armi e creare un modello Hezbollah».

Non sono le uniche dichiarazioni impegnative che arrivano da Israele. Il premier Benjamin Netanyahu prima replica alle pesanti accuse del presidente turco Erdogan, ricordandogli che «chi ha le mani sporche di sangue non può darci lezioni», poi deve gestire una nuova intemperanza del figlio 26enne Yair, che su Instagram ha pensato bene di invitare testualmente la Turchia a «fottersi». «Yair Netanyahu è un privato cittadino», precisa con qualche imbarazzo la famiglia del premier.

Questo mentre Israele reagisce alla umiliazione inflitta al suo ambasciatore ad Ankara - costretto a subire una perquisizione in aeroporto - restituendo identico sgarbo al rappresentante turco subito convocato ed espulso. Dispetti che riportano i rapporti tra i due Paesi, ricostruiti con fatica negli ultimi tempi, ai punti più bassi da otto anni a questa parte.

Ieri il Guatemala ha seguito gli Stati Uniti trasferendo la sua ambasciata in Israele a Gerusalemme, e la portata simbolica del gesto è tale che per accogliere il presidente di questo piccolo Paese centroamericano si è scomodato Netanyahu in persona.

Qualcosa di simile avverrà certamente quando faranno lo stesso Romania, Ungheria e Cechia, che hanno creato un caso all'interno dell'Ue bloccando una dichiarazione europea critica verso il trasferimento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme.

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