Gessica, la bellezza intrappolata in una maschera

Le prime foto della miss sfregiata dall'ex fidanzato geloso: "Non tornerò mai come prima"

Gessica, la bellezza intrappolata in una maschera

C'è qualcosa di più triste della bellezza che si trasforma nel suo contrario? È una specie di Dorian Gray al contrario Gessica Notaro, l'avvenente ventottenne romagnola eletta miss Romagna che il 10 gennaio scorso venne sfregiata in volto dall'ex fidanzato, il capoverdiano Edson Tavares. Lui accecato dalla gelosia, lei accecata o quasi da quel liquido che le corrose la faccia rendendola di fuoco.

Gessica ha deciso di mostrarsi per la prima volta dopo il ciclo di interventi chirurgici lunghi e dolorosi che hanno cercato di salvare il salvabile. Ora la sua faccia è a un pit stop di quel percorso tortuoso che forse, tra un anno, le ridarà un volto presentabile. Quella bella ragazza abbracciata ai delfini che ammaestrava nell'acquario di Rimini - il luogo in cui incontrò il suo amore e il suo carnefice - sta lottando per restare se stessa.

Nelle foto pubblicate dal sito inglese Mail on line e riprese in Italia da Dagospia, Gessica si mostra di spalle, il fisico sempre statuario coperto da una camicia scozzese, un pantacollant chiaro, stivali vivaci. La testa è coperta da una maschera che assomiglia al collant di nylon indossato da un rapinatore per non farsi riconoscere. Lo stesso suo scopo, solo che lei non ha una pistola nei jeans. Una treccia castana spunta dalla maschera, un tubicino le attraversa trasversalmente la nuca.

Gessica Notaro

Gessica racconta la sua odissea nello strazio. «Ho fatto i miei due mesi di prigione. La mia vita non sarà più come prima. Non posso prendere il sole, sono costantemente intrappolata in questa maschera e la mia faccia fa male tutto il tempo». La faccenda ha anche un aspetto economico non indifferente, visto che Gessica deve spendere 700 euro al mese per alleviare i lancinanti dolori e ha perso anche il lavoro. «Ho speso tutti i miei soldi per le medicine - riprende -, ogni mezz'ora devo mettere le gocce agli occhi, idratare la pelle. Non posso fare il mio lavoro perché non posso entrare in acqua. E quando starò meglio, avrò comunque ferite interiori per il resto della mia vita. Avrò sempre paura di uscire dalla mia macchina e camminare verso casa, perché rivivrò quella scena ancora e ancora. La mia faccia è rovinata ma la mia bocca e il mio naso sono intatti. Mi riconosco allo specchio. Da un occhio vedo e la cosa più importante è che non ho perso la mia voce. Ho rischiato di perderla perché l'acido mi è finito in bocca ma sono stata veloce a sputarlo fuori».

Quel giorno di gennaio per Gessica arrivò doloroso ma non del tutto inaspettato. Quello che era stato un «fidanzato modello» si era trasformato dopo la rottura del rapporto in uno stalker asfissiante, al punto che Gessica non aveva più voluto fidanzare per non metterne a repentaglio la sicurezza di qualcun altro. «Lui mi seguiva ovunque, non mi lasciava mai sola. Inscenò anche un finto suicidio. Venne a casa mia con una corda e finse di impiccarsi al cancello. Minacciò di tirarmi l'acido». Gessica chiese al lavoro, dove l'acido si usa per pulire le vasche, che cosa avrebbe dovuto fare nel caso in cui Tavares avesse messo in atto il suo proposito e pensò a tenere un casco in auto da indossare nei tragitti a piedi. Non servì a nulla. Anche la polizia si mlimitò a suggerirle di stare attenta. «Lo vidi venire verso di me e tirarmi l'acido. Ho sentito la plastica della bottiglia sul mio viso. Lui ha alzato il braccio per essere sicuro di averlo versato tutto, fino all'ultima goccia. La mia faccia bruciava e subito persi la vista.

La notte dell'attacco pregavo Portami via la bellezza o tutto quello che vuoi togliermi, ma lasciami i miei occhi». Un desiderio che pare esaudito, almeno quello. «Quando mi sono specchiata mi sono riconosciuta, sono ancora io».

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