Coronavirus

Come gestire le colf tra permessi e timori

In casa degli italiani 2 milioni di domestici. Possono lavorare, ma licenziare è consentito

Come gestire le colf tra permessi e timori

Il problema non riguarda soltanto due milioni di colf e badanti, di cui 1,2 milioni non sono in regola, in pratica 6 su 10. E il problema non riguarda soltanto come gestire presenze e trattamento economico in questo periodo. Farli venire? Lasciarli a casa? E se sì come pagarli? E se invece devono accudire i nonni, magari non autosufficienti, cosa fare? Il problema è ben più ampio perché si tratta di salute. Di un virus che, potenzialmente, da 2 milioni di colf mette a rischio 10 milioni di persone, tra le loro famiglie e quelle in cui prestano servizio. In pratica «un sesto della popolazione», fa notare Andrea Zini, vicepresidente di Assindatcolf, l'associazione che rappresenta i datori di lavoro. E si tratta di paure, di famiglie chiuse in casa, di anziani rimasti da soli, di colf che hanno chiesto di stare a casa con i figli o terrorizzate all'idea di salire su un autobus. Dunque come comportarsi?

Indicazioni pratiche Per cominciare «colf e badanti possono lavorare - rassicura Zini - Pensiamo a baby sitter o a chi è impegnato nell'assistenza di persone non autosufficienti». Per andare e venire dalle abitazioni devono sempre avere la certificazione, l'ultima, quella del 17 marzo. «Al milione e 200mila che hanno lavoratori in nero il consiglio ovviamente è di regolarizzarli o lasciarli a casa. Gli 800 mila in regola possono invece andare a lavorare». Da qui le paure. Se il datore di lavoro non se la sente di fare venire in casa la colf può metterla in ferie, oppure, se può, concordare un periodo di assenza retribuita. In estrema ratio anche licenziare. Colf e badanti hanno diritto ad avere i permessi retribuiti coperti dall'Inps in caso abbiamo figli fino a 12 anni. Non retribuiti ma giustificati fino a 16 anni.

Cosa prevede il decreto Il «Cura Italia» non si è curato di colf e badanti con la cassa integrazione in deroga. Anzi. «C'è un comma specifico che esclude il lavoro domestico e non capiamo bene il perchè», commenta Zini. Però «dovremmo essere dentro il Reddito di Ultima Istanza per chi ha cessato, ridotto o sospeso il lavoro. Speriamo che sia utile, anche se da quello che possiamo capire, non arriverà ai 500 euro dell'indennità per gli autonomi». Quanto sia e chi riguarderà non è ancora chiaro. «Sappiamo che è finanziato da 300 milioni ma non sappiamo se saranno sufficienti. Anzi chiediamo un confronto al Governo e ai ministri competenti, perché tutte queste misure possano davvero rappresentare un sostegno anche per i lavoratori e le famiglie che anche in queste settimane di emergenza stanno continuando ad affidarsi all'aiuto di colf, badanti e baby sitter». Così come un sostegno sono i voucher da 600 euro per il pagamento della baby sitter, i congedi parentali, lo slittamento dei contributi previdenziali dal 10 aprile al 10 giugno e il premio di 100 euro previsto per i lavoratori dipendenti che continuano a svolgere la propria attività. Per il momento la sensazione è che non ci siano stati licenziamenti. «Ma a Milano neanche assunzioni, cosa che non succede mai».

Quello che Zini si aspetta è che nelle misure per la crescita, ora a maggior ragione venga inserita anche «una cosa che chiediamo da anni. Cioè la deducibilita del lavoro domestico».

Con il vantaggio che «sarebbe ridotto il lavoro nero e contribuirebbe a restituire in tasca alla famiglie una cifra che potrebbe oscillare fra i 2mila e i 5mila euro in caso di colf o badanti a tempo pieno».

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