San Paolo Da ieri l'ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva è libero, nonostante altri 8 processi che lo vedono imputato, una condanna in primo grado a 12 anni e 11 mesi e un'altra in appello a 8 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione e riciclaggio di denaro. È stata una sentenza dell'altroieri sera della Corte Suprema di Brasilia (Stf) a rendere possibile la scarcerazione di quello che per gli inquirenti della Mani Pulite verde-oro, la Lava Jato, è il leader dell'organizzazione criminale dietro gli scandali di corruzione di Petrobras e Odebrecht e che, invece, per la sinistra mondiale promotrice della campagna «Lula Libero» cui aderiscono anche la Cgil e una parte della Chiesa cattolica verde-oro, è un «prigioniero politico».
Il verdetto era scontato e giovedì notte con 6 voti favorevoli e 5 contrari, il Stf ha cancellato in un sol colpo il carcere per qualsiasi condannato in appello, uno dei pilastri della lotta contro la corruzione introdotto nel 2016 insieme alla figura del collaboratore di giustizia. Due innovazioni che avevano consentito alla Lava Jato di arrestare una serie di pesci grossi del mondo dell'imprenditoria e della politica brasiliana. Su tutti proprio Lula, in carcere da un anno e 7 mesi nonché fondatore del Partito dei Lavoratori (Pt). La «giravolta» del Stf è stata approvata con il voto decisivo del presidente della Corte Suprema, l'ex avvocato del Pt, Dias Toffoli.
La scarcerazione di Lula è destinata a scatenare un terremoto in Brasile tant'è che ieri erano già state annunciate per oggi manifestazioni sia a favore che contro il suo ritorno, da uomo libero, alla vita politica. Sia chiaro però che il verdetto del Stf non ha giovato solo a Lula. L'ex protettore del terrorista Cesare Battisti è infatti solo il più famoso galeotto destinato ad uscire nelle prossime ore/giorni. Con lui saranno infatti scarcerati almeno altri 4.895 detenuti, secondo i dati resi noti ieri dal Consiglio Nazionale di Giustizia verde-oro. Tra questi tutti i compagni dell'ex presidente condannati dalla Lava Jato a cominciare dall'ex ministro Jose Dirceu, braccio destro del Lula dei «tempi d'oro» mentre gli ex tesorieri del Pt, João Vaccari Neto e Delúbio Soares, già in semilibertà, potranno finalmente sbarazzarsi della cavigliera elettronica che sino ad oggi ne controllava gli spostamenti.
Ieri la difesa di Lula ha chiesto l'immediata liberazione di Lula avvenuta in serata per ordine del giudice Danilo Pereira Júnior mentre un drappello di suoi sostenitori attorniava il carcere di Curitiba, nell'attesa di poterlo riportare in trionfo nella sua San Paolo. L'oramai libero Lula ha già detto che porterà avanti posizioni molto più radicali e di sinistra del Lula «pace e amore» che il mondo aveva imparato a conoscere.
Contemporaneamente il neopresidente argentino Alberto Fernández si faceva fotografare con un'immagine della campagna «Lula libero» mentre i giudici della Lava Jato criticavano il verdetto del Supremo perché contrario al «sentimento di ripudio dell'impunità» e alla lotta contro la corruzione.
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