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Giù le mani dai bimbi siriani Aiutarli è diventato uno spot

Gli ultimi generosi sono i "Brangelina", che diventeranno genitori di un bimbo in fuga dalla guerra per la settima volta. Da Ronaldo al premier finlandese, i dubbi sui nuovi benefattori

Giù le mani dai bimbi siriani Aiutarli è diventato uno spot

Caccia ai bambini siriani: sono diventati merce preziosa e fonte di pubblicità, grazie ai riflettori che si accendono sui presunti benefattori. Ormai è diventata una moda. Infatti, se da un lato c'è l'invasione dei profughi in fuga dalla guerra, dall'altro assistiamo all'assalto dei vip per accaparrarsi qualche rifugiato, meglio se bambino e siriano, e portarselo a casa. Gli ultimi a rimbalzare su tutti i media sono stati Brad Pitt e Angelina Jolie, che diventeranno genitori per la settima volta, grazie all'ennesima pratica di adozione. Lo scorso febbraio, la Jolie era stata in un campo profughi sul confine turco, come inviata speciale dell'Alto commissario dell'Onu per i rifugiati, e aveva incontrato tre fratellini orfani scappati dalla Siria, i quali avevano perso la madre sotto i bombardamenti mentre il padre era stato imprigionato dai militari. La star di Hollywood si era talmente commossa per la loro storia che era tornata in America con l'intenzione di adottarli tutti e tre. Ma qui ha incontrato le resistenze del marito. Brad Pitt, infatti, era preoccupato: passare da sei a nove figli sarebbe stato troppo e avrebbe avuto un impatto imprevedibile sui suoi bambini. Angelina però non ha desistito ed è riuscita alla fine ad avviare le pratiche per adottarne uno, Moussa di due anni, secondo quanto riportano i rotocalchi a stelle e strisce. Naturalmente ci vorrà del tempo, la procedura di adozione potrebbe durare anche quattro o cinque mesi: per un americano ottenere i documenti dal governo di Damasco, che non ha rapporti idilliaci con Washington, è veramente difficile. Ma forse per le star di Hollywood certe regole non valgono.

Quello della coppia Pitt-Jolie non è, però, l'unico gesto di solidarietà, se così si può definire. Anche il fuoriclasse del Real Madrid, Cristiano Ronaldo, ha fatto il suo bel gesto umanitario. Prima della partita contro il Granada allo stadio Bernabeu di Madrid, il calciatore ha invitato in campo il piccolo Zaid, il profugo siriano sgambettato da una giornalista ungherese mentre cercava di superare la frontiera. Il bambino con la sua famiglia hanno ricevuto l'invito personale del presidente del Real, Florentino Perez, che ha permesso loro di fare un giro del campo e visitare la sala dei trofei, mentre Ronaldo e compagni indossavano la maglia con la scritta «il calcio sta con i profughi».

Anche l'ex stella del Manchester United, Eric Cantona, è salito sul palcoscenico offrendo la sua casa ai profughi. «Accoglierò i rifugiati a casa mia. Se i politici non possono farlo, lo faremo noi», ha detto alla radio l'ex calciatore francese diventato attore, impegnandosi pubblicamente a ospitare e nutrire per due anni una famiglia di profughi. Ma Cantona non è l'unico ad aver offerto la propria casa. Pure il primo ministro finlandese, Juha Sipila, ha messo a disposizione una delle sue residenze a chi fugge dalla guerra. Milionario, sposato e padre di cinque figli, ha annunciato che dall'inizio del prossimo anno la sua abitazione sarà in grado di accogliere una famiglia di profughi. Il gesto più plateale di solidarietà, però, è stato fatto dal miliardario egiziano Naguib Sawiris, patron di Orascom Telecom, che ha proposto di risolvere l'emergenza immigrati comprando un'isola tutta per loro. «La Grecia o l'Italia mi vendano un'isola - ha annunciato -, dichiarerò l'indipendenza e accoglierò i migranti, ai quali offrirò posti di lavoro per costruire il loro nuovo Paese». Insomma, si occuperebbe lui di tutto senza volere nulla in cambio.

Non sappiamo quanta buona fede ci sia in tutti questi autoproclamatosi benefattori.

Se è indiscutibile che sia un dovere salvare i bambini dalla guerra, è altrettanto vero che dobbiamo difenderli dalla solidarietà pelosa.

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