Ancora ombre sulla crescita del Paese. La mini ripresa della produzione industriale dei mesi scorsi è già svanita, con buona pace delle agenzie di stampa internazionali che avevano battezzato quel rimbalzo primaverile il «tiramisù» dell'economia italiana. Il vicepremier Luigi Di Maio festeggiò il risultato definendo l'Italia come locomotiva d'Europa.
Ieri i dati Istat hanno dato corpo alle previsioni degli analisti. L'indice destagionalizzato della produzione industriale di giugno è calato dello 0,2% rispetto a maggio e dell'1,2% in confronto allo stesso mese dell'anno scorso.
Un colpo ai settori più competitivi, alle prese con un contesto internazionale sempre più incerto. La produzione di autoveicoli, ad esempio, scende del 17,7 per cento rispetto al giugno del 2018. Il calo su base annua dell'auto è una conseguenza dai dati negativi del primo trimestre. A giugno c'è stato un piccolo rimbalzo, ma i recenti dati sul mercato dell'auto non fanno sperare in una ripresa a breve.
I dati sulla produzione confermano i timori di chi aveva letto la ripresa registrata in aprile come una conseguenza della ricostruzione delle scorte da parte delle aziende. Una reazione fisiologica alla contrazione di fine 2018 che ci portò alla recessione tecnica.
La parte finale del 2019 rischia di assomigliare molto alla seconda metà del 2018 in termini di rallentamento dell'economia. Con la differenza che quest'anno la risicata previsione di crescita del Pil del governo (il ministro dell'Economia Giovanni Tria scommette su uno 0,2%) rischia di essere troppo ottimista. Non è da escludere che a fine 2019 la crescita si fermi a zero.
Un problema per l'economia, ma anche per il governo che rischia di vedere ridotti a zero i margini di manovra della prossima legge di Bilancio e quindi di subire un inasprimento del conflitto tra la Lega di Matteo Salvini e il M5s di Luigi di Maio. La verità - ha commentato Renato Brunetta di Forza Italia - è che la prossima legge di Bilancio «sarà restrittiva per gli italiani. Soldi non ce ne sono e già sarà dura, se non impossibile, trovare le risorse per evitare l'aumento dell'Iva da 23 miliardi di euro. La verità verrà fuori con la prossima Nota di Aggiornamento del Def di Settembre».
L'appuntamento più vicino è appunto quello della nota di aggiornamento al Def. Dovrà essere pronta entro il 27 settembre. In ottobre la scadenza più impegnativa. Entro il 15 il ministro dell'Economia dovrà inviare alla Commissione europea il Documento programmatico di bilancio, quindi dovrà fissare i grandi numeri della manovra del 2020, compreso il costo delle riforme del governo. Se ci sarà e quanto varrà quella fiscale si capirà dal Dpb. Impossibile rinviare o evitare lo scontro tra le due anime del governo sui principali temi economici.
Ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha di nuovo
attaccato la flat tax, sostenendo di non capire da dove possano venire le coperture. Se l'economia rallenterà, diventerà difficile anche trovare i 4 miliardi del taglio al cuneo fiscale, cavallo di battaglia dei Cinque stelle.
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