Un'ora di buco, la sera di Natale, prima che uno svizzero sparisca nel nulla. Alle 18 del 25 dicembre Enrico Maccari, manager farmaceutico, brava persona, conti a posto, è nella sala partenza dell'aeroporto di Malpensa, ad accompagnare uno dei figli, che parte per qualche giorno di vacanza. Clima sereno, gli abbracci consueti, «Ci vediamo al ritorno».
«Papà era tranquillo, assolutamente» ricorda adesso Fabio, l'altro figlio. Eppure qualcosa accade. Poco più di un'ora dopo, alle 19,35, il telefono di Maccari aggancia per l'ultima volta una cella telefonica, poi svanisce: è il telefono personale del manager. L'altro cellulare, l'utenza aziendale, è muta già da due giorni prima. E insieme ai due telefoni sparisce anche lui, 55anni, classico uomo d'azienda: efficiente, organizzato. «Uno specialista nel risolvere i problemi», lo descrive chi ha lavorato con lui. Nulla nel suo passato e nel suo presente può spiegare una fuga volontaria, e nemmeno può far credere che sia rimasto vittima di qualche nemico. Ma Maccari non si trova più. Dopo i primi, naturali, tentennamenti i figli hanno scelto di rivolgersi alla magistratura di Varese e di Lugano. E ora sui due lati del confine, ricerche e indagini si muovono per far luce su un mistero che, ora dopo ora, si tinge di ombre cupe.
Il 30 dicembre Maccari doveva vedersi con la sua compagna, una francese, ma a quell'incontro non arriva mai. Contro ogni spiegazione, scende in Italia, a Milano, dove la sua automobile viene trovata posteggiata in via Fratelli Pozzi, nella zona di Gorla: ed anche questo è un dettaglio che aggiunge mistero a mistero, perché siamo in una zona popolare, lontana da alberghi a quattro stelle, da stazioni. Che ci faceva, a Gorla, il manager Maccari? Poiché a questa domande non è facile trovare una risposta sensata, allora gli inquirenti dovranno farsene un'altra: c'è arrivato di sua spontanea volontà, Maccari, in Italia? C'era qualcun altro insieme a lui? Sono domande inquietanti. Ma non è normale che un uomo attaccato al lavoro come lui abbandoni la propria auto, lasciando a bordo non solo le medicine di cui ha bisogno ma persino il suo personal computer.
«Maccari è maggiorenne e sano di mente - spiegano gli investigatori - quindi per i primi giorni dopo la denuncia della scomparsa la ipotesi privilegiata è stata quella di un allontanamento volontario. Certo, con il passare dei giorni diventa necessario battere altre piste». Ma quali siano queste possibili piste per ora non si capisce. «Finora - spiega Fabio, il figlio dello scomparso - il magistrato non ha ritenuto neanche di poter chiedere i tabulati dei telefoni, per accertare quali siano stati gli ultimi contatti di nostro padre. E non sappiamo nemmeno se le sue carte di credito siano state utilizzate nei giorni successivi alla sua scomparsa. Per quel che ci risulta, qualcuno potrebbe stare svuotando i suoi conti correnti»
D'altronde, la fase della vita attraversata in questi giorni da Maccari era la meno indicata per decidere di mollare tutto e cambiare vita, sparendo dalla circolazione: aveva appena cambiato lavoro, dimettendosi dalla Bayer - dove era approdato nel 2016 come responsabile del customer care, dopo avere lavorato a lungo in Boehringer - firmando un contratto da direttore di stabilimento in un'azienda dello stesso settore alle porte di Bellinzona, dove doveva iniziare proprio in questi giorni.
Per questo aveva anche cambiato casa, da Basilea a Giubiasco, alle porte di Bellinzona. «Avevamo festeggiato tutti insieme il Natale la sera della Vigilia - racconta Fabio Maccari - proprio perché dall'indomani papà voleva terminare con calma il trasloco nella nuova casa». Ma lì non è mai arrivato.
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