Suona la «campanella» di Montecitorio, tutti in Aula. La prima materia di questo lunedì surreale nell'Italia del Coronavirus sono le intercettazioni. Nonostante le richieste dell'opposizione di modificare il calendario dei lavori parlamentari, concedendo priorità al decreto legge sul contenimento dell'epidemia, i giallorossi hanno deciso di andare avanti. Bocciate le pregiudiziali di Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e fiducia sul provvedimento. L'annuncio della questione di fiducia da parte del governo è arrivato poco prima della fine della seduta dalla voce del ministro per i Rapporti con il Parlamento, il grillino Federico D'Incà. Qualche fischio di disapprovazione dai banchi del centrodestra, poi via alla conferenza dei capigruppo per stabilire il calendario del prosieguo dei lavori. Oggi sono previste le dichiarazioni di voto sulla fiducia e infine le votazioni a partire dalle 15.
Dovrebbero trovare spazio al più presto anche le misure di emergenza sul Coronavirus approvate nel Consiglio dei ministri straordinario di sabato sera. Ma prima Pd, M5s e Leu hanno blindato il decreto sulle intercettazioni. Una norma che prevede, tra le altre cose, la possibilità di un ricorso massiccio allo strumento del trojan. Il «captatore informatico» in grado di infiltrarsi nello smartphone o nei dispositivi elettronici di chiunque per controllarne a distanza spostamenti, dati e ogni tipo di comunicazione. Il dl intercettazioni, pena la decadenza, deve essere convertito in legge entro il 29 febbraio. Una corsa contro il tempo quindi. Alcuni onorevoli riferiscono di essere stati avvisati solo nella serata di domenica dell'avvio della discussione sulle intercettazioni e che l'emergenza del Coronavirus aveva messo in forse il regolare svolgimento dei lavori. Altri dicono che nelle chat delle varie commissioni di appartenenza era stato chiesto loro da giorni di essere presenti per discutere il decreto sul trojan libero.
La maggioranza ieri è ricorsa allo strumento della cosiddetta tagliola per limitare il dibattito. La Lega aveva in programma più di 100 interventi. «È surreale che governo e maggioranza stiano facendo il braccio di ferro sulle intercettazioni nell'Aula della Camera - ha attaccato il segretario del Carroccio Matteo Salvini - il governo ritiri il decreto e il Parlamento si occupi di cose serie: siamo in mezzo a un'emergenza sanitaria ed economica e siamo disponibili a sederci a un tavolo per trovare soluzioni». Roberto Occhiuto di Forza Italia in Aula ha ribadito: «Mentre il Paese affronta il problema del Coronavirus in modo surreale alla Camera esaminiamo il decreto intercettazioni, che non è urgente e semmai è divisivo». Andrea Delmastro, Fratelli d'Italia, ha detto: «Interrompete l'esame di questo decreto sulle intercettazioni e coinvolgete l'opposizione nell'affrontare l'emergenza». «Prima la salute, poi il Gf grillino», il commento della capogruppo azzurra a Montecitorio Mariastella Gelmini. La maggioranza ha fatto orecchie da mercante. Il capo politico provvisorio del M5s Vito Crimi si è giustificato: «L'iter delle due misure può proseguire parallelamente senza che uno intralci l'altro».
Dal Pd con il deputato Walter Verini si sono limitati a chiedere l'esame del dl intercettazioni «nel più breve tempo possibile per poi passare al tema del Coronavirus». Matilde Siracusano di Fi, a margine della seduta, ha concluso: «L'Aula di Montecitorio oggi è stata costretta, da una maggioranza dissociata dalla realtà, a esaminare e votare il dl intercettazioni».
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