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L'ultimo samurai della Raggi che resiste: ecco chi è e cosa vuole

Il braccio destro dell'ex sindaca grillina vuole la buonuscita o non lascerà il proprio incarico ai vertici dell'azienda di trasporto di Roma. "Gualtieri valuti impugnazione nomina"

L'ultimo samurai della Raggi che resiste: ecco chi è Esclusiva

O la buonuscita o niente passo indietro. Franco Giampaoletti è uno degli ultimi baluardi del sistema di potere legato a Virginia Raggi a Roma. Il manager, da sempre braccio destro dell’ex sindaca, non vuole lasciare il ruolo di direttore generale dell’Atac, l’azienda di trasporto pubblico locale, nonostante il nuovo sindaco, il dem Roberto Gualtieri, punti a un rinnovamento. L’obiettivo sarebbe quello di rinnovare la guida dell’azienda, portando nella Capitale il milanese Alberto Zorzan. Ma, senza le dimissioni di Giampaoletti, è tutto bloccato.

La nomina sotto accusa

La rimozione forzata rischia infatti di costare troppo cara: la clausola per la rescissione dell’accordo ammonta a 500mila euro. Una cifra che l’attuale numero uno del Campidoglio non vuole sborsare, né può contentirsi di farlo, puntando a una soluzione più indolore. E, stando a quanto si apprende, il braccio di ferro legale potrebbe rivelarsi un boomerang, perché la posizione del dg di Atac è blindata con un contratto di tre anni, che prevede un compenso di 200mila euro annui (lordi) a cui potrebbero sommarsene altri 35mila legati ai premi per il raggiungimento degli obiettivi.

Insomma, Giampaoletti ha le norme dalla sua parte. E dire che già la sua nomina sollevò un'ondata di polemiche: dopo essere stato a lungo il citymanager di Roma, riconosciuto come uno degli uomini più influenti degli anni di amministrazione Raggi, a febbraio 2021 è passato all’Atac in veste di direttore generale. Una “promozione” maturata a pochi mesi dalla scadenza del mandato della sindaca, quasi certa della sua mancata rielezione. Il tutto con un accordo triennale.

La mossa scatenò la protesta delle opposizione. “La nomina di Giampaoletti all’Atac sollevò immediati dubbi, visto che a pochi mesi dalla scadenza dal suo incarico in Campidoglio con la fine della giunta Raggi riusciva ad ottenere un paracadute di 3 anni proprio in una controllata comunale, la cui attività era passata anche sotto la sua responsabilità in quanto direttore generale del Comune e direttore del Dipartimento Partecipate”, dice a IlGiornale.it il deputato di Italia viva, Michele Anzaldi.

Il contestato parere dell'Anac

Per questo motivo le opposizioni presentarono un esposto all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), rilevando un potenziale pantouflage, ossia la pratica di sfruttare la posizione di lavoro precedente nella Pubblica amministrazione, presso il nuovo datore di lavoro. Dopo aver valutato il caso, l’Authority rilevò che non sussisteva un’illegittimità nella nomina.

“Eppure da controllore si faceva assumere in una controllata, con una selezione poco chiara. Per questo chiesi l’intervento dell’Anac”, spiega ancora Anzaldi riferendosi al caso di Giampaoletti. Il giudizio dell’Autorità è stato comunque concesso. Ma non è passato inosservato, tanto che ora altri giuristi hanno contestato il pronunciamento. In un articolo della rivista Diritto e Conti, che mette insieme vari esperti di diritto e contabilità, si legge: “Non vi è dubbio che in qualità di Direttore ad interim del Dipartimento per le Partecipate il dirigente abbia svolto diverse attività con riguardo all’Atac SpA, tra cui l’approvazione della bozza di rendiconto, l’approvazione del piano delle assunzioni, la valutazione della questione dei debiti fuori bilancio che riguardano la partecipata rispetto all’ente proprietario”. E ancora: "Vi è poi un ampio potere di ingerenza gestionale, dovuto allo svolgimento del ruolo di azionista unico che è demandato alla Direzione delle Partecipate. Tutte queste funzioni non possono essere ignorate nel momento in cui la stessa persona partecipa ad una selezione pubblica dell'ente controllato”.

Un giudizio insomma molto severo verso l’Anac, poiché “il parere sembra contraddittorio laddove, da un lato ritiene la norma in linea di principio applicabile anche a società di proprietà pubblica (quindi non strettamente a “soggetti privati” se non per quanto riguarda la forma di società per azioni) e dall’altro ritiene che però per le società pubbliche in house la norma non si applichi in quanto le stesse sarebbero articolazioni dell’ente proprietario senza autonomia giuridica”.

Anzaldi chiede quindi all’amministrazione un passo in avanti: “Se ora il parere Anac viene anch’esso messo in discussione, sarebbe opportuno che il neo sindaco Gualtieri valutasse se l’intero iter di nomina di Giampaoletti non sia stato viziato e se non ci siano gli estremi per impugnarlo”.

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