Gianluca Vacchi

Sara Mauri

Molti social influencer sono cresciuti quasi per gioco. Alcuni, hanno iniziato a postare qualche foto, qualche post. Quelli fortunati sono diventati vere e proprie star del web. Sono invitati ad eventi, sponsorizzano prodotti, hanno tantissimi follower e muovono masse di utenti. Un loro post è super condiviso, un loro video ha milioni di visualizzazioni. Non c'è più solo il blog: si va oltre il blog.

Facebook, Instagram e Twitter diventano gli attrezzi del mestiere, generatori di like, strumenti per condividere post e commenti. Il concetto di blogging, ormai, è un superato: se si desidera diventare un punto di riferimento del web e se si vuole guadagnare dando consigli ed esponendosi sui social, gli strumenti sono molteplici.

La prima puntata della serie Black Mirror (Caduta libera), dove i personaggi si muovono con dispositivi elettronici che permettono alle persone di dare un voto da 1 a 5 stelle a tutti coloro che incontrano, dove il valore di una persona si misura con le stelle ricevute, non sembra molto distante dalla realtà. Se prima dell'avvento di internet e dei social, per i consigli agli acquisti esisteva il passaparola o la consulenza del negoziante, oggi abbiamo i social influencer. La classifica Audisocial è la cartina tornasole di questo mondo, che paga in like. E spesso, personaggi che conosciamo e amiamo, non sono neanche nelle vette della classifica. Salvatore Aranzulla, ad esempio, quello che se hai un qualsiasi problema tecnologico, leggi il suo blog, è solo al 79esimo posto nella classifica di Audisocial.

Ma adesso, il problema è l'Antitrust. Ieri, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato m ha dichiarato che le pubblicità occulte all'interno dei post degli influencer non sono corrette e ha inviato, con la collaborazione della Guardia di Finanza, una lettera di moral suasion ad alcuni dei principali influencer e alle società titolari dei marchi esposti senza l'indicazione della possibile natura commerciale delle operazioni. Infatti, come riporta la nota, la pubblicità «deve essere riconoscibile come tale». Le prime influencer a mettersi in regola e ad inserire gli hashtag rivelatori, sono state Belen Rodriguez e Melissa Satta. Ma tornando alla classifica Audipress, con 11.899.883 follower totali, la Ferragni è la regina degli influencer. Sono 1.249.013 i fan su Facebook, 34.491 i follower su Twitter, 70.829 gli iscritti al canale Youtube e 10.029.226 i seguaci di Instagram. Numeri impressionanti per la prima in classifica. Analizzandoli, però, possiamo capire che Chiara va più forte su Instagram. Anche perché, sulla piattaforma pubblica in media 5,3 post al giorno. Su Facebook, invece, ne pubblica solo 3,6. Su Twitter solo 0,1 e su Youtube scende a 0,03. In pratica, Chiara Ferragni comunica con immagini.

Chiara è di Cremona, è del 1987, ha fatto la Bocconi e ha iniziato la sua attività sul web con il blog TheBlondeSalad. Il suo fidanzato dell'epoca, Riccardo Pozzoli, l'ha aiutata a scalare le vette di internet. Il decollo è stato velocissimo. In un'intervista al Chiambretti night nel 2010, aveva detto di essere diventata famosa in pochissimi mesi (nei primi sei mesi, il blog era già arrivato a 50mila euro di fatturato). Ma è proprio il 2010 l'anno del successo: viene invitata a diverse sfilate, da Frankie Morello a Moschino. Sempre del 2010 sono le prime interviste sui giornali. Dopo aver attirato l'attenzione dei media, viene invitata da Benetton per un progetto negli Usa e la carriera decolla. Dopo aver collaborato con importanti marchi di moda, lancia una sua linea di scarpe.

Nel 2015 Pozzoli, ormai suo partner solo negli affari, aveva dichiarato che il brand di scarpe valeva 4,5 milioni di euro di fatturato, il magazine TheBlondeSalad e le pubblicità 1,5 milioni. Nel 2016 il fatturato del personal brand Chiara Ferragni valeva 20 milioni di euro. Forbes l'ha inserita nella lista dei 30 under 30 più influenti del mondo.

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