Combattere il caldo con il caldo. Secondo la tradizione coreana nei mesi più torridi dell'anno si dovrebbero mangiare zuppe bollenti, un rimedio antico per rinvigorire l'organismo e affrontare le alte temperature. Ma in queste settimane in cui la penisola coreana e tutto l'Estremo oriente sono colpiti da un'ondata di caldo senza precedenti in Corea del Sud si sono toccati 40,7 gradi, record dal 1907 più delle zuppe vanno forti i condizionatori e, di conseguenza, anche i consumi elettrici. Se non ci sono problemi di blackout dopo i problemi dell'estate 2013 la rete nazionale della Corea del Sud è attrezzata per reggere i picchi di consumi , ci saranno presto problemi di bollette per i cittadini. Per questo il governo di Seoul ha annunciato che per i mesi di luglio e agosto taglierà le bollette per circa 200 milioni di euro. Un contributo notevole soprattutto per le famiglie più deboli economicamente, ma anche un assist significativo alle aziende nazionali, Lg e Samsung, grandi produttrici di condizionatori, che giusto in questi giorni hanno annunciato di aver superato il record di 2,6 milioni di pezzi venduti.
Molto peggio va in Corea del Nord, dove i condizionatori sono poco diffusi e quei pochi non si riescono a usare per via dei frequenti cali di tensione delle rete elettrica. Così sulla stampa del Sud sono apparse immagini del Caro leader che per una volta smette la giacca nera d'ordinanza e si presenta in maglietta bianca e panama. E i media di Stato hanno lanciato un appello accorato alla popolazione affinché risparmi ogni goccia d'acqua: «Ogni cittadino deve mettere in campo il suo zelo patriottico nel portare avanti la campagna», ha scritto il Rodong Sinmun, quotidiano del partito. Si teme più che altro che l'arsura e la siccità possano compromettere i raccolti di riso e aggravare le condizioni della popolazione. Secondo l'Onu dopo la siccità dello scorso anno circa il 70% della popolazione fa affidamento sugli aiuti alimentari internazionali, mentre quasi la metà è malnutrita.
Anche in Giappone l'ondata di caldo umido dura ormai da diverse settimane. Secondo l'Agenzia nazionale per la prevenzione dei disastri nipponica oltre 70mila persone sono dovute ricorrere alle cure ospedaliere negli ultimi tre mesi. Mentre nella municipalità di Tokyo dove la settimana scorsa sono stati toccati i 40 gradi nel solo mese di luglio i morti dovuti al caldo sono stati 96, quasi il quadruplo rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Ma a tremare sono soprattutto gli organizzatori dei Giochi olimpici 2020, che si terranno dal 24 luglio al 9 agosto. Il Comitato olimpico internazionale ha acconsentito di spostare gli orari di alcune gare «a rischio caldo» come la maratona, anticipandola alle 7 del mattino. Mentre il presidente del Comitato organizzatore, Yoshiro Mori, settimana scorsa ha incontrato il premier Shinzo Abe per chiedergli di valutare se sia il caso rispolverare un'usanza che nel Paese non si vede dal 1952, l'ora legale. Abe ha dato mandato agli esperti del suo partito di valutare l'impatto di un eventuale spostamento delle lancette, ma alcuni temono che per gli stakanovisti lavoratori giapponesi il cambiamento possa significare due ore di lavoro in più, perché pochi accetterebbero di lasciare l'ufficio prima dell'imbrunire.
Un'altra possibilità ci sarebbe: replicare l'esperienza dei Giochi del 64, i primi in terra nipponica, che si disputarono nel più fresco mese di ottobre. Ma oggi con tutti gli accordi televisivi e pubblicitari che muovono miliardi sarebbe impossibile. Agli organizzatori non resta che chiamare in servizio qualche sciamano esperto in riti della pioggia.
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