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Il gioielliere napoletano è indagato per omicidio. La pista degli albanesi

Il procuratore: «Atto dovuto». Il bandito morto minacciava i clienti. Caccia a due complici

Il gioielliere napoletano è indagato per omicidio. La pista degli albanesi

Napoli - È una gang di rapinatori seriali quella che, sabato sera, è entrata in azione a Frattamaggiore (Na) per svaligiare la storica gioielleria «Corcione», in via Durante. Uno dei banditi, Raffaele Ottaiano, è stato ucciso dal titolare che vive al primo piano dello stesso palazzo. Nei suoi confronti oggi sarà formalizzato l'atto d'accusa di omicidio colposo. I pm della Procura di Napoli Nord hanno atteso la prima informativa delle forze dell'ordine, arrivata ieri pomeriggio, e studiato la ricostruzione dei fatti così come emersa dagli interrogatori degli ostaggi e dei testimoni oculari. Gli inquirenti vogliono certezze. L'avviso di garanzia nei confronti del commerciante spiega infatti il procuratore Francesco Greco - «è un atto dovuto» e «qualsiasi valutazione in ordine all'iscrizione, che si deve fare per continuare accertamenti, verrà presa dopo l'esame delle valutazioni del sostituto procuratore che è andato sul posto». Il capo dei pm di Aversa ha sottolineato che, al momento, «nessun elemento fa ritenere che si sia trattato di omicidio volontario». «Dal punto di vista tecnico - ha spiegato Greco - se si procede con l'esame autoptico è necessario inviare un avviso al gioielliere perché è giusto che possa avere la possibilità di nominare un suo perito. Per inviare un avviso è però necessaria l'iscrizione nel registro degli indagati». In merito al reato da ipotizzare, Greco ha detto che «si sta valutando l'esistenza della legittima difesa. In Italia, - ha ricordato - deve essere dimostrata da colui che sostiene di essersi legittimamente difeso».

Ottaiano originario di Caivano, padre di un bambino avrebbe infatti fatto irruzione nella gioielleria, pistola a tamburo in pugno, e minacciato prima la cassiera e poi due giovani clienti che stavano scegliendo i regalini per San Valentino. Era mascherato da Hulk, e con lui c'erano altri due complici più il palo che attendeva fuori. Il titolare, accortosi del raid dalle urla in strada, ha intercettato i rapinatori all'uscita e ha fatto fuoco, uccidendo il bandito con un colpo in faccia. Circostanza, questa, che gli inquirenti ritengono rilevante ai fini di una più precisa contestualizzazione. Se l'orafo avesse sparato alle spalle, come pure è accaduto in circostanze simili, la prova della legittima difesa sarebbe di per sé già crollata.

Sempre oggi dovrebbe essere interrogato l'unico malvivente che è stato catturato in quella strada affollata di famiglie e bambini vestiti da Carnevale, grazie all'intervento di un ispettore di polizia libero dal servizio e di un suo amico carabiniere. Si tratta del 28enne Luigi Lauro, nato a Caserta ma residente a Crispano, con numerosi precedenti di polizia per furto, ricettazione e reati contro il patrimonio. Appena pochi giorni fa, aveva ricevuto un «Daspo» dalla Questura perché soggetto indesiderato. È caccia aperta al terzo uomo e al «palo» fuggiti, forse potrebbero essere albanesi. I quattro banditi, secondo una prima ipotesi, farebbero parte di un gruppo di «paranze» di rapinatori operative nella striscia di terra tra le province di Napoli e di Caserta e attive anche nel basso Lazio e nel nord Italia. «Gente priva di scrupoli racconta un investigatore che orbita attorno ai clan della camorra del posto come i Moccia di Afragola».

Sia Ottaiano che Lauro erano armati di pistole vere, e quest'ultimo aveva il colpo in canna quando è stato affrontato dal poliziotto che è riuscito, mentre tutti gli altri scappavano, facendo lo slalom tra le auto e i motorini impazziti, a disarmarlo e a bloccarlo.

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