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Giorgetti: "La nuova Europa chiede più capitali privati"

Il ministro dell'Economia: "Il patto di Stabilità pone un freno ai conti pubblici. Servono imprese più grandi per investire"

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Pnrr, Patto di stabilità, produttività e ricerca. Ieri il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato ad ampio raggio all'assemblea di Confagricoltura Varese. L'occasione è stata buona per mandare diversi messaggi su quelle che saranno le priorità dell'Italia nei prossimi anni. Con l'obiettivo di carpire l'attenzione degli agricoltori, Giorgetti ha detto: «Io sto dalla parte dei pesci contro i cormorani, sto dalla parte delle capre contro i lupi». Un messaggio, in chiave elettorale, diretto alle politiche europee che potrebbero impattare sugli agricoltori: «Se chi deve decidere si affida a coloro che guardano dall'alto, fanno discorsi di carattere intellettuale, vagamente snob» su come vanno affrontate le criticità, «i problemi non si risolveranno mai. Bisogna partire dal basso, dalla terra».

Il ministro si è poi soffermato su un tema che gli sta a cuore: la prudenza sui conti. «L'economia italiana è forte perché sono forti le sue imprese e le persone che vi partecipano», ha proseguito, «gestire la finanza pubblica con responsabilità significa prima di tutto usare bene le risorse che vengono dal lavoro degli italiani». Un approccio che venerdì scorso ha fruttato la conferma del giudizio sulla solvibilità del Paese da parte dell'agenzia di rating Standard and Poor's. I prossimi banchi di prova sono vicini, con Fitch (il 3 maggio) e Moody's (il 31 maggio).

Oltre al giudizio delle agenzie, all'orizzonte ci sono anche le strettoie del nuovo Patto di stabilità: «Sul piano dei singoli Stati, il percorso di rientro dai livelli ingenti di debito e deficit post-pandemici, disciplinato dalle nuove regole di governance economica, impedirà a tutti, certamente all'Italia, di dilatare in modo consistente la spesa primaria», ha detto ancora Giorgetti, che azzarda un'idea: «È necessaria, pertanto, una nuova strategia che faciliti la mobilitazione del capitale privato in chiave complementare al ruolo delle risorse pubbliche».

Il grande risparmio privato del Paese, infatti, può dare una mano nel sostegno finanziario delle aziende.

«La crescita dimensionale è il nodo essenziale della produttività italiana ed è una priorità della nostra politica economica». Un aspetto che il ministro allarga «anche al comparto agricolo». Del resto, fa notare Giorgetti, «crescere vuol dire poter investire e investire è l'unica strada per continuare a competere». E se si parla di investimenti non si può non toccare il discorso Pnrr, al momento una delle massime priorità del Paese. Su questo punto occorre «avanzare nel percorso», sfruttando l'opportunità «evitando di darci la zappa sui piedi aggiungendoci da soli livelli di burocrazia oltre a quelli europei».

Il discorso è poi scivolato via su un altro tema, di fondamentale importanza rispetto a un mondo che cambia velocemente sospinto dalle evoluzioni tecnologiche. Occorre guardare alla connessione «tra competenze e crescita, un binomio che può rafforzarsi lavorando con attenzione alla ricerca, all'innovazione e al trasferimento tecnologico, in cui facciamo ancora poco». Anche qui c'è un proponimento che rimanda alle possibili mosse governative: «Stiamo lavorando su questo ambito» per rafforzare i legami tra ricercatori, imprese e investitori. Una crescente attenzione alla tecnologia, secondo il ministro, «può permettere all'agricoltura italiana di scalare i suoi caratteri distintivi, come la qualità dei prodotti».

Inizierà intanto oggi, con un serie di audizioni, l'esame del Def, quindi domani l'approdo a Palazzo Madama e a Montecitorio per la votazione.

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