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Alla Camera tolto il penultimo specchio

I ragazzi delle scuole entrano nella sala delle Donne. Alle pareti i ritratti di chi ha fatto la storia dell'emancipazione femminile all'interno delle istituzioni

Alla Camera tolto il penultimo specchio

I ragazzi delle scuole entrano nella sala delle Donne. Alle pareti i ritratti di chi ha fatto la storia dell'emancipazione femminile all'interno delle istituzioni. I ragazzi ne osservano i volti e leggono le targhe in ottone col nome e la carica (su tutti spiccano la prima ministra donna, Tina Anselmi, la prima presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, e la prima presidente della Camera dei deputati Nilde Iotti). Poi i commessi di Montecitorio raccolgono le ragazze e le fanno sfilare davanti a due specchi. Sotto i quali ci sono due scritte: «presidente della Repubblica» e «presidente del Consiglio dei ministri». Le ragazze si rimirano dentro quelle preziose cornici. Chi di loro sarà la prima donna al Quirinale e chi la prima donna a Palazzo Chigi?

È di Laura Boldrini l'idea di dedicare una sala (che è in verità il vestibolo della sala della Regina dove si svolgono molte delle riunioni delle Bicamerali) alle donne che hanno fatto la storia della Repubblica. Un Pantheon femminile di tutto rispetto. Sempre alla Boldrini si deve l'idea degli specchi. È un modo, spiegano i commessi durante le visite guidate, per spingere le ragazze ad acquisire consapevolezza del proprio potenziale e per instillare il seme di un'ambizione positiva, quella che ti spinge ad agire per il bene comune e nell'interesse collettivo. All'epoca gli specchi erano tre. Allora la Boldrini non era la prima donna a presiedere Montecitorio (l'avevano preceduta la comunista Iotti e la leghista Pivetti). Palazzo Madama, invece, era ancora appannaggio maschile. Le ragazze sfilavano dunque davanti a tre specchi. Poi il centrodestra ottenne nel 2018 l'elezione di Elisabetta Casellati alla presidenza del Senato e uno degli specchi fu tolto. Quindi venerdì scorso, sempre a seguito della vittoria del centrodestra nelle elezioni del 25 settembre scorso, il presidente Mattarella ha indicato Giorgia Meloni a sostituire Draghi. I commessi della Camera, quindi, toglieranno anche il secondo specchio. Lasciandone uno solo a disposizione delle scolaresche in visita. Da giorni le femministe lamentano che il governo della prima presidente donna non offre garanzie sufficienti. Complice la scelta di Eugenia Roccella, antiabortista convinta, come ministra della Famiglia. Eppure, dati alla mano, la sfida lanciata a suo tempo dalla Boldrini, per ora, è stata raccolta soltanto dal centrodestra.

Alla Meloni ora tocca pure sistemare il portone di Palazzo Chigi. Da mesi la sua cornice è «impacchettata» per la caduta di alcuni pezzi del balcone con le bandiere. Si sperava che sotto Draghi lo rimettessero a posto per non rovinare l'entrata della prima premier.

E invece toccherà a lei mettere a posto anche il balcone.

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