La giornata nera di Di Maio: perde la partita e resta solo

Luigino costretto a accettare la chiusura definitiva del premier alle avances di Salvini. I grillini: "Fase nuova"

La giornata nera di Di Maio: perde la partita e resta solo

«Nemmeno noi ce lo aspettavamo così». La sorpresa, riferita al discorso in Senato del premier Giuseppe Conte, arriva direttamente dai parlamentari del M5s, soprattutto tra quelli che fino ad oggi hanno militato nelle fila della cosiddetta ala «governista» del Movimento. Un gruppetto, comunque non più di 20 eletti, che ha sperato fino all'ultimo in una rivisitazione del contratto gialloverde e in una conseguente pace con la Lega di Matteo Salvini. Raccontano che anche il capo politico Luigi Di Maio, e con lui alcuni fedelissimi tra cui Alfonso Bonafede e Stefano Buffagni, non nasconda l'imbarazzo e la difficoltà davanti all'ipotesi della sottoscrizione di un qualche tipo di accordo con il Partito Democratico. «Ma oggi si è aperta una fase nuova, anche dentro il M5s», sottolineano le fonti grilline quasi all'unanimità. Ed è la fase due di Conte. Il premier dimissionario che in aula ha attaccato duramente Salvini, con somma sorpresa degli stessi pentastellati che lo hanno portato a sedere sulla poltrona più alta di Palazzo Chigi nelle vesti di Presidente del Consiglio «garante» dell'atipico contratto tra gialli e verdi.

La giornata più lunga di Conte, infatti, si è aperta proprio con una accorata lettera di incoraggiamento firmata da Di Maio. «Oggi, al Senato, i ministri M5s saranno al tuo fianco. Ci presenteremo in aula a testa alta - ha scritto il capo politico su Facebook - Tutti, ognuno di noi, sa di stare dalla parte giusta della storia. Qualunque cosa accada, volevo dirti che è stato un onore lavorare insieme in questo governo». Di Maio ha sottolineato: «Era il 2 marzo 2018, io ero candidato premier, e tu mi avevi dato la disponibilità a ricoprire il ruolo di candidato Ministro della Funzione Pubblica». E poi «in 14 mesi hai salvato l'Italia da due procedure d'infrazione» e «hai saputo farti amare dagli italiani soprattutto nelle aree più disagiate del Paese». Il leader del Movimento ha concluso con un «Forza amico mio»! Conte da comprimario a protagonista. Come dimostrato plasticamente dalla piccola manifestazione di sostegno al premier organizzata nel primo pomeriggio davanti al Parlamento da un gruppo di attivisti Cinque Stelle.

E il capo politico? Nessuna dichiarazione, almeno fino al momento in cui scriviamo. Solo un altro «Forza Giuseppe!» scritto sui social e una serie di sorrisini in aula mentre Conte raccoglieva la standing ovation da parte dei senatori di Pd, M5s e Leu. Più una smorfia di disappunto, passata in sordina, quando il premier ha tirato le orecchie ai parlamentari stellati che erano usciti dall'aula mentre lui riferiva sulla Tav. Da registrare l'altra critica di Conte ai Cinque Stelle sull'eccessiva esposizione sui social degli attuali leader politici. Di Maio compreso. Nel risiko dell'Aula di Palazzo Madama per il Movimento prendono la parola due senatori di lungo corso, conosciuti per l'indole battagliera e la vicinanza alle posizioni grilline delle origini. La vicepresidente del Senato Paola Taverna non si è risparmiata negli affondi a Salvini: «Quando un politico vuole fare una porcata la fa o a Ferragosto o quando gioca la Nazionale. La sua Salvini è una vera porcata ai danni del Paese e di tutti gli italiani». E ha concluso: «L'Italia non ha bisogno di capitani come lei».

Durissima la stoccata di Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia: «In terra di Calabria ostentare il rosario, votarsi alla Madonna, dove c'è il santuario cui la 'ndrangheta ha deciso di consegnarsi, significa mandare messaggi che uomini di Stato, soprattutto ministri dell'Interno devono ben guardarsi dal mandare».

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