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Giovane, siberiana e spia senza un padrone. Marina la rossa scarcerata rientra a Mosca

Il Cremlino ottiene la liberazione della Butina, condannata a 18 mesi

Giovane, siberiana e spia senza un padrone. Marina la rossa scarcerata rientra a Mosca

Sarà accolta trionfalmente a Mosca, quindici mesi dopo il suo arresto a Washington sotto l'accusa di spionaggio, Maria Butina, la giovane siberiana che a suo dire negli Stati Uniti si era limitata a «lavorare per costruire relazioni con la National Rifle Association» (Nra), la potente lobby americana delle armi da fuoco che ha donato 30 milioni di dollari per la campagna di Donald Trump nel 2016. L'Fbi, invece, è convinta che avesse agito sotto copertura per «penetrare l'apparato decisionale nazionale degli Stati Uniti» sotto la direzione di Aleksandr Torshin, membro a vita della Nra ed ex vicedirettore della Banca Centrale russa: un personaggio che è sotto sanzioni da parte del Tesoro americano, e che dalla Butina ha ricevuto (parole della stessa donna che però afferma di aver solo svolto della «diplomazia civile») «analisi che venivano passate al ministero degli Esteri».

Secondo la Procura statunitense la Butina, 30 anni, non era agli ordini di alcuna agenzia di spionaggio russa, ma aveva comunque agito consapevolmente per individuare e valutare potenziali obiettivi da segnalare a Mosca. Nello scorso aprile aveva ammesso di essere un agente straniero non registrato, ed era stata condannata a 18 mesi, ma si era vista riconoscere i nove mesi trascorsi nel carcere di St. Petersburg (curiosa ironia della sorte) in Florida in detenzione preventiva come parte della pena complessiva da scontare. Il ministero degli Esteri russo aveva sostenuto attivamente la sua innocenza, chiedendo il suo rilascio. E non pare casuale anche se a Mosca hanno ovviamente negato qualsiasi nesso che nei giorni precedenti la scarcerazione anticipata di Maria Butina si fosse tenuto a Mosca il processo a una presunta spia americana: il 48enne Paul Whelan aveva dichiarato ai magistrati russi di aver subito gravi minacce in cella, con i suoi carcerieri che sarebbero arrivati a puntargli una pistola alla tempia. Whelan, un ex marine che si proclama innocente, è ancora in carcere, e non è difficile immaginare che sia finito in una storia più grande di lui per servire come pedina di scambio.

Quale che sia il vero ruolo di Whelan, la figura di Maria Butina non pare un esempio di limpidezza. Il racconto che fa della sua esperienza americana sta in piedi a fatica: a suo dire, avrebbe lasciato il suo lavoro in un negozio di mobili in una città della Siberia per venire a studiare in un'università di Washington, «innamorata sia del suo Paese che degli Stati Uniti e motivata a costruire la pace tra di loro». Nel 2016 partecipò agli eventi della campagna elettorale di Trump e ad altri tenuti da gruppi conservatori, tra cui la Nra: secondo l'Fbi, per riferire informazioni al governo di Mosca.

Nell'appartamento del suo fidanzato americano è stata trovata una sua nota intitolata «Come rispondere all'offerta di arruolamento dell'Fsb» (l'erede del Kgb sovietico), ma la Butina ha assicurato di averla scritta dopo che il suo amico le aveva fatto sorgere il dubbio che al suo ritorno in Russia avrebbe potuto essere approcciata da agenti segreti del suo Paese.

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