Giovanni, ostaggio da tre anni morto a gennaio sotto i raid Usa

Il cooperante italiano è stato colpito per errore da un drone della Cia. L'ipotesi: Al Qaida lo usava come scudo umano. E l'America si scusa

Giovanni, ostaggio da tre anni morto a gennaio sotto i raid Usa

L'ostaggio italiano, Giovanni Lo Porto, nelle grinfie di Al Qaida da tre anni è stato ucciso per sbaglio da un bombardamento mirato americano. Un drone della Cia ha colpito lo scorso gennaio il nascondiglio, nella zona tribale fra Pakistan ed Afghanistan, di due terroristi super ricercati. L'americano Adam Gadahn, che era il portavoce della rete del terrore e Ahmed Farouq, capo della nuova sezione Al Qaida-India. Gli obiettivi sono stati neutralizzati, ma i missili Hellfire (fuoco d'inferno) hanno ucciso anche Lo Porto ed un altro cooperante sequestrato, l'americano Warren Weinstein.

Il presidente americano, Barack Obama, ha dichiarato: «Come comandante in capo mi assumo la piena responsabilità delle operazioni anti-terrorismo», anche quella in cui «sono rimasti uccisi due innocenti tenuti prigionieri da al Qaeda». E subito dopo ha presentato «le più profonde scuse» alle famiglie degli ostaggi. Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, informato da Obama il giorno prima, ha «espresso profondo dolore».

A Il Giornale , chi ha lavorato al caso Lo Porto, fa notare: «Chi se ne è occupato a livello operativo ha fatto di tutto, ma forse è mancata la volontà politica di dare priorità a questa vicenda». La madre del cooperante rapito il 19 gennaio 2012 in Pakistan non si è mai lasciata andare a proteste o interviste televisive e ha sempre avuto fiducia nelle istituzioni. Ma qualcosa non ha funzionato. Il siciliano era stato rapito assieme ad un collega tedesco della Ong Welt Hunger Hilfe . Nell'ottobre 2014 l'ostaggio tedesco è stato liberato e ha raccontato che lo avevano separato da Lo Porto da un anno. L'italiano non solo era finito nelle mani di al Qaida, ma probabilmente veniva usato come «scudo umano» dai pezzi grossi della rete del terrore. Da anni gli Stati Uniti martellano la zona tribale a cavallo fra Pakistan ed Afghanistan, roccaforte di talebani e jihadisti, con i droni. Assieme a Lo Porto c'era l'americano di 73 anni, Warren Weinstein rapito ancora prima, nel 2011, a Lahore, una grande città pachistana. Weinstein lavorava con una società collegata a Usaid, l'agenzia Usa per lo sviluppo internazionale. In un video ha accusato la Casa Bianca di averlo abbandonato. Di Lo Porto non è mai stata resa pubblica alcuna immagine e a lungo si temeva che fosse stato ucciso.

Lo scorso gennaio la Cia ha lanciato un drone. L'intelligence deve aver raccolto informazioni attendibili sul nascondiglio di Al Qaida e sui bersagli da tempo in cima alla lista. Gadahn, l'obiettivo più importante, era soprannominato «il terrorista dei sobborghi californiani». Originario degli Stati Uniti si è convertito all'Islam a 17 anni. Del lavaggio del cervello al giovane americano sono responsabili degli imam radicali seguaci di Omar Abdel Rahman, lo «sceicco cieco» condannato all'ergastolo negli Stati Uniti per gli attentati del 1993 al World Trade Center di New York. Nel 1998 Gadahn si trasferì in Pakistan e divenne consigliere di bin Laden. Lo Porto è il primo ostaggio italiano ucciso in un bombardamento mirato alleato, ma in Nigeria, Franco Lamolinara, rapito nel 2011 era morto in un blitz dei corpi speciali inglesi. In mano ai tagliagole rimangono ancora due connazionali: padre Paolo Dall'Oglio sequestrato in Siria nel 2013 ed il medico catanese Ignazio Scaravilli scomparso in Libia il 6 gennaio.

La Cia ci ha messo tre mesi per controllare e avere la conferma che Lo Porto fosse rimasto effettivamente ucciso nel raid, ma adesso non è escluso che i familiari si costituiscano parte civile almeno per ottenere un

risarcimento. Molti aspetti dell'operazione sono ancora da chiarire. Gli addetti ai lavori si chiedono «quante informazioni e a quali livello sono state scambiate con gli americani su Lo Porto, prima che l'attacco lo uccidesse?».

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