Roma - È ai Tulliani che l'ordinanza del gip romano Simonetta D'Alessandro sequestra diversi milioni di euro in beni immobili e conti correnti. Ma è Gianfranco Fini a uscire a pezzi dal provvedimento del giudice capitolino. Perché il castello di versioni ritoccate e tenute su per tutti questi anni, quelle dichiarazioni senza contraddittorio che l'ex presidente della Camera ora indagato ha continuato a erogare per anni, nel tentativo di affermare l'estraneità sua e dei suoi familiari (e infine almeno la sua) dal pasticciaccio immobiliare di Montecarlo, è venuto giù rovinosamente grazie al lavoro degli inquirenti che spulciavano conti correnti e movimenti bancari di Corallo e delle sue società. Per esempio l'ordinanza fa luce su un punto fondamentale. Come si sono conosciuti Corallo e i Tullianos? Per il gip è chiaro che la famiglia acquisita di Fini ha «instaurato rapporti di conoscenza e di frequentazione con Francesco Corallo» proprio «per il tramite di Gianfranco Fini, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri dall'11.6.2001 al 17.5.2006 e Presidente della Camera dal 30.4.2008 al 15.3.2013». Ed è sempre grazie ai «rapporti privilegiati» con Fini che i Tullianos, secondo il gip, erano così addentro agli affari e agli interessi del colosso del gioco d'azzardo Atlantis, guidato da Francesco Corallo. Amico di Fini, e che grazie a Fini avrebbe suggellato «un'intesa che è stata utile ad Atlantis/Bplus nello svolgimento dei rapporti con l'Amministrazione dei Monopoli» risolvendo una contestazione con diffida grazie all'intervento del «segretario di Fini, on. Proietti Cosimi» sull'allora direttore dei Monopoli, Giorgio Tino. E sempre l'ex presidente della Camera, stando a quanto racconta l'ex parlamentare di An ed ex collaboratore di Corallo Amedeo Laboccetta, avrebbe pure cercato di infilare Giancarlo Tulliani già nel 2006 come «intermediario» per un affare immobiliare che riguardava Corallo, che avrebbe dovuto comprare «un immobile quasi fatiscente». Il business saltò, ma la storia insegna che un buon affare immobiliare i Tullianos con il patrimonio di An (la casetta monegasca) e i soldi dell'amico Corallo lo fecero ugualmente. Corallo crea le offshore per Giancarlo Tulliani. Corallo apre i conti correnti esteri per la family del presidente. Corallo arriva addirittura a pensare di far entrare i Tullianos nella compagine societaria di Atlantis. E tutto questo, secondo inquirenti e gip, non lo fa per caso. Ma in nome di una rete di rapporti e interessi «delicati», che «hanno visto un collegamento di soggetti, i Tulliani, con una figura istituzionale di elevato rilievo (...) l'on.
Fini, e con il titolare di un'impresa eminentemente criminale, qual è Corallo». Al centro c'è «Gianfry». Ed è solo per lui, annotano gli inquirenti, che Corallo foraggia i Tulliani. «Interlocutori che non conosceva» se non grazie al legame con Fini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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