di C he le sentenze in Italia non destino più meraviglia è cosa nota. Siamo ormai abituati a vedere verdetti completamente ribaltati, però le ripetute assoluzioni e condanne nello stesso processo ci lasciano spesso confusi, non sull'epilogo giudiziario ma sulle opposte valutazioni che i giudici fanno nei diversi gradi di giudizio. Certo, a volte s'istruiscono processi mediatici invece che penali, dove a spiccare sono più le apparizioni del magistrato che i diritti dell'imputato. E dove, in alcuni casi, viene violato il segreto istruttorio oppure si fa un uso (o abuso) esagerato delle intercettazioni, rendendo pubbliche delle conversazioni che non hanno alcuna rilevanza penale o «spiando» esponenti del Parlamento anche se non sono oggetto di indagini. Non è nostra intenzione affermare che ci siano degli intoccabili, ma solo ricordare che ci sono delle regole e che queste devono essere rispettate. E questo vale sia per la politica sia per la magistratura.
La Spagna, in questo campo, ha diverse cose da insegnarci. Ricordate il giudice Baltasar Garzon? La sua notorietà era internazionale, superava pure quella dei pm del pool Mani Pulite, e le sue ambizioni di carriera, anche in politica, erano insaziabili. Come magistrato aveva indagato sul narcotraffico e sul terrorismo basco, ma il colpo grosso, quello che dà inizio al mito Garzon, è il suo ordine d'arresto a Londra per Augusto Pinochet nel 1998. Il mandato di cattura per l'ex dittatore cileno gli fa conquistare una «medaglia» che sfoggia sempre con orgoglio. L'inchiesta finisce in una bolla di sapone, come molte altre, nate più per rimbalzare sui media che nelle aule di tribunale. E questo lo spinge a puntare sempre più in alto. Diventa inarrestabile: porta alla sbarra prima i generali argentini e poi l'ex segretario di stato americano Henry Kissinger, accusato da Garzon di aver sponsorizzato diverse dittature in America Latina negli anni '70. Negli anni Novanta cerca anche di soddisfare i suoi appetiti politici e diventa parlamentare e membro del governo socialista di Felipe Gonzalez. Ma, quando capisce che la vita politica non potrà essere il suo trampolino di lancio internazionale, indossa di nuovo la toga e parte all'offensiva. Garzon non risparmia nessuno, basta che sia famoso e che giornali e tv parlino delle inchieste. Così nel mirino finisce l'ex presidente George Bush, per i terroristi detenuti nel campo di Guantanamo, e poi l'ex premier Silvio Berlusconi, per evasione fiscale e falso in bilancio legati all'attività in Spagna della tv Telecinco . Ma non basta. Firma pure un ordine di cattura internazionale contro Osama bin Laden, dopo l'attentato alla stazione di Atocha a Madrid. Ormai è una star, viene osannato per il suo coraggio nello sfidare i potenti. Peccato che nessuno di questi processi vada a buon fine. I suoi imputati vip sono tutti assolti, prosciolti, archiviati. E per quelli meno famosi la musica cambia poco: la metà degli accusati portati alla sbarra dal supergiudice non è colpevole per i tribunali spagnoli. Ma questo non frena Garzon, che parte lancia in resta contro altri obiettivi: la corruzione politica e i desaparecidos sotto il regime franchista. Il grande inquisitore, però, fa i primi passi falsi e finisce da accusatore ad accusato. L'apertura di indagini sul franchismo gli vale un'imputazione di abuso di potere per aver violato la legge sull'amnistia. Il tribunale supremo lo assolve ma l'inchiesta sul passato regime muore. Infine, l'epilogo della sua carriera folgorante: è cacciato dalla magistratura per abuso d'ufficio. Garzon viene infatti condannato per aver ordinato intercettazioni illegali degli imputati nell'inchiesta sul cosiddetto «caso Gurtel», una vicenda di corruzione scoppiata in seno al Partito popolare di Rajoy.
La Spagna ha, evidentemente, gli anticorpi per fermare gli
abusi, da chiunque siano commessi. Certo, neppure quello dei nostri cugini iberici è un sistema perfetto, ma a Madrid quantomeno ci insegnano che non esistono zone franche o, se ci fossero, non sono destinate a durare a lungo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.