Roma Una polpetta di traverso. Giuseppe Cioffi, presidente del collegio che dovrà giudicare i fratelli del deputato di Forza Italia Luigi Cesaro, «a purpetta» appunto, come lo chiamano a Napoli, ha presentato al tribunale un'istanza di astensione. «Non ho fatto nulla - spiega - la mia vita è una casa di vetro, ma dopo il clamore ho preferito fare un passo indietro».
Il magistrato non aveva molte altre scelte. Lo avevano fotografato, a metà ottobre, a Ischia a una convention di Fi in compagnia di diversi esponenti locali del partito e lo scatto, con tanto di bandiere azzurre sullo sfondo, era pure finito sui social network. Una vicinanza politica coltivata pare anche in tempi recenti, quando il magistrato era già impegnato nel dibattimento che al tribunale di Napoli Nord vede imputati Aniello e Raffaele Cesaro, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa con il clan Polverino per la realizzazione del Piano di insediamenti produttivi di Marano. E si era parlato pure di una candidatura.
All'inizio Cioffi ha provato a difendersi. «Non ho partecipato a quel congresso il 14 ottobre ad Ischia. L'immagine che circola è stata scattata il 15 nel bar dell'hotel ma il giorno dopo i lavori e non erano ancora state rimosse le locandine». Poi però è spuntata una nuova foto che lo ritrae seduto nella platea del centro congressi. Da qui l'inchiesta del ministero e l'apertura di un fascicolo da parte del Csm.
Fino alla richiesta di uscire dal processo «per gravi ragioni di convenienza», su cui dovrà esprimersi la dottoressa Garzo, presidente del tribunale di Napoli nord. «Non ho fatto nulla per cui dovessi astenermi - dice adesso il magistrato - ma non voglio fare nessun braccio di ferro. La campagna mediatica nazionale su questo caso può creare turbamento nei giovani colleghi che sono con me nel collegio. Lo faccio anche per la mia famiglia». E comunque, «non c'è stato nulla di cui mi debba pentire, nessuno dei miei atti può aver manifestato un qualsiasi tipo di orientamento».
Cioffi è stato consulente di commissioni parlamentari per quattro anni, all'Antimafia, poi della commissione rifiuti. «Se avessi voluto fare carriera avrei potuto utilizzare quei contatti con la politica, e non l'ho fatto».MSc
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